Come dobbiamo intendere il fatto che un governo, dopo aver dichiarato che una misura (il bonus facciate, in questo caso) è stato causa della più colossale truffa che si sia vista, roba di miliardi, si siede poi a un “tavolo” per trovare un’intesa con un partito della sua maggioranza che vuole il rinnovo di quella misura?

E che pensare di un governo che esita ad applicare una direttiva europea, più volte ribadita e confermata dal Consiglio di stato, sulla opportunità di mettere a gara le concessioni d’uso del litorale demaniale? E che dire di un governo chiuso in un palazzo assediato da tassisti inferociti che difendono i loro privilegi contro ogni logica e ragione, e medita «lo scorporo dell’articolo 10»?

Non conta se tale governo sia di destra o di sinistra, sia giallo, rosso, verde o blù, o se ha urgenze più urgenti. No. C’è da interrogarsi sulla natura di un regime politico. È un sistema rappresentativo, certo, ma quali i meccanismi della rappresentanza, chi rappresenta chi e come?

Il paese è fatto di gruppi, corporazioni, clientele e categorie che nessuna legge riesce a controllare. Magari è il suo bello, fa allegria. Fumogeni, cortei colorati. Ci provò il fascismo, istituzionalizzando i gruppi. Idea geniale: al posto dello stato di diritto, inadatto a quanto pare agli italiani, lo stato delle corporazioni. Non ha funzionato, non sto a spiegare perché. Allora è venuta la democrazia dei partiti. Ci pensavano i partiti, i grandi partiti di massa, a disciplinare e a rappresentare.

I partiti si sono dissolti. E i gruppi e gruppetti sono tornati a occupare la piazza, come i delfini e i leprotti durante il lockdown. Del vecchio mondo è rimasto il rituale: il blocco stradale, gli striscioni, i fischietti. E la retorica. Perché i tassisti non gridano: “Evviva i padroncini, vogliamo un buon mutuo, mandare i figli al college e vacanze degne!”. Non ci sarebbe nulla di male. Invece difendono “i lavoratori” (??) e innalzano cartelli sessantottini “tassisti e operai uniti nella lotta” (e gli studenti che fine hanno fatto?). E la triplice sindacale dichiara che nella misura in cui, sarà necessario esaminare nel quadro complessivo della situazione al momento opportuno acciocché...

L’oggetto non conta

È poi tipico, mentre i cosiddetti politici giocano a rubamazzo (in palio il chi con chi contro chi), che nessuno si curi dell’oggetto, cioè dei provvedimenti in questione. Infatti l’idea di dare un sostegno a lavori edili se questi sostengono il settore, incrementano il risparmio energetico e abbelliscono il panorama urbano può essere una buona idea. Ma se a partire dalle norme stesse (villette, seconde case…) e poi lungo l’iter dell’applicazione prevale la funzione di ingrassare speculazioni furti e truffe, la buona idea scompare, diventa mera retorica. Lo stesso si dica di un piccolo imprenditore che cura uno stabilimento balneare, difendiamolo.

E il reddito di cittadinanza? In gran parte dei paesi civili si dà un sostegno a chi non ce la fa, è più che giusto. Ma se l’idea subito aguzza l’ingegno dei furbi, allora bisogna pensarla diversamente, è inutile farne una bandiera… Oppure se un taxista… no, la causa dei tassisti non ha appigli, è indifendibile, è anzi il paradigma del privilegio più arrogante e ingiustificato, non alieno dalla violenza (arrivate una sera a Fiumicino, e fatemi sapere), aggiungendo, per incarnare appieno lo stereotipo fascista, una robusta dose di sessismo (“Selvaggia Lucarelli è una puttana”). Rappresenta la resa di un governo di fronte al nulla. Inspiegabile. Si confermi con un tratto di penna che da oggi in poi le licenze non sono vendibili, e poi si stia immobili a reggere l’onda d’urto dei privilegiati. Oppure ci si spieghi bene perché non si può. Già, il governo. Era il mio incipit, me ne sono dimenticato.

 

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