Durante la trasmissione Piazza Pulita di Corrado Formigli, su La7, il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri ha commentato una prima pagina del nostro giornale che lo riguardava e ha parlato di «un cambio di linea editoriale nei miei confronti».

I fatti: un paio di giorni fa abbiamo pubblicato un articolo di Giulia Merlo, la nostra cronista che segue gli incroci tra giustizia e politica, che dava conto del crescente interesse di vari partiti a Gratteri.

Da Matteo Salvini a Enrico Letta fino a Giorgia Meloni, tutti lo hanno cercato in questi mesi, in particolare la leader di Fratelli d’Italia.

Da ambienti politici ci è arrivata notizia di un piano molto definito nel partito di Meloni per spendere il nome di Gratteri alle prossime elezioni.

Alcune mosse di Gratteri lo mettono certo più in sintonia con l’unico partito di opposizione che con quelli allineati con il governo: le critiche all’esecutivo Draghi per lo scarso impegno antimafia (ne abbiamo scritto più volte anche su Domani), ma anche la contestata prefazione a un libro di medici negazionisti sul vaccino.

Abbiamo fatto le nostre telefonate, abbiamo registrato il commento del diretto interessato, che ci ha detto:  «Non ho nessun abboccamento specifico con Fratelli d’Italia. Io parlo con tutti e con tutti dico la mia. Sono anni che lo faccio e la mia versione non è mai cambiata, a differenza di quella di altri».

Da tempo il nome di Gratteri è associato alla politica, da quando Matteo Renzi ha raccontato di averlo proposto come ministro della Giustizia nel 2014, scontrandosi con l’opposizione dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Come raccontato da Giulia Merlo, anche parte della magistratura più battagliera vede in Gratteri un nuovo campione dopo l’offuscamento dei simboli precedenti: Nino Di Matteo, spesso a un passo da incarichi politici in orbita Cinque stelle, ora è consigliere del Csm, Piercamillo Davigo è in pensione e sotto processo per le vicende dei verbali usciti dalla procura di Milano.

Resta Gratteri, magistrato antimafia sotto scorta e sotto minaccia, simbolo di una tradizione di resistenza civile nella quale lui stesso si iscrive con scelte simboliche come quella di parlare al Costanzo Show nell’anniversario della strage di Capaci, rievocando la celebre puntata con Giovanni Falcone.

Che Gratteri stia sulla scena nazionale con un protagonismo che trascende i confini di Catanzaro è un fatto: prima ha valutato la candidatura alla procura di Milano, è stato in corsa per quella nazionale Antimafia,  scrive libri, partecipa a trasmissioni tv e al dibattito in materia di politica giudiziaria...

Non si vede cosa c’entri tutto questo con “la linea editoriale” di Domani che è sempre stato, e sempre sarà, uno dei pochi giornali a prendere estremamente sul serio tanto la minaccia criminale della ‘ndrangheta che i risultati processuali conseguiti da Gratteri e dai suoi magistrati, come abbiamo scritto dopo le 70 condanne in primo grado per il maxi-processo Rinascita-Scott.

La “linea editoriale” di Domani prevede che scriviamo tutto di tutti, ci sono già troppi giornali che si muovono secondo logiche di vicinanza o di ostilità preconcetta.

In due anni di pubblicazioni non mi è mai capitato che qualcuno mi chiamasse per ringraziarmi di essere in prima pagina sul nostro giornale. Ho ricevuto invece una infinita lista di proteste, anche di persone con cui ero sempre stato in rapporti cordiali.

Dispiace che Gratteri si dispiaccia. Da parte nostra, continueremo a dar conto della sua attività da procuratore e delle sue inchieste. E se sceglierà di accogliere gli inviti che gli arrivano dalla politica, racconteremo anche quelli. Come sempre.

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