Sullo squallore culturale e la pochezza politica dell’intervento di Beppe Grillo a difesa del figlio Ciro accusato di stupro tanto è già stato scritto e detto. L’arretratezza culturale e l’ignoranza istituzionale di quei pochi minuti riassumono plasticamente come sulla questione di genere e sul tema del patriarcato il lavoro da fare in Italia sia immenso. Ma questo già lo si sapeva. Il linguaggio usato da Grillo nel suo video, però, ha il triste merito di farci ricordare che cosa è stato il grillismo delle origini e quanto rozza e potenzialmente eversiva sia la cultura politica su cui si basa (ancora) il M5s.    

Per avere il senso di quanto la situazione femminile sia drammatica in Italia basta leggere anche soltanto in ordine cronologico gli interventi di politici o presunti intellettuali che con quell’ipocrisia da neo-bacchettoni autoproclamatisi illuministi ormai predominante o si rimettono alla magistratura e dichiarano di capire il ‘dramma’ che sta vivendo Grillo in quanto padre, oppure gridando ‘alla strumentalizzazione’ reclamano l’autonomia della politica dalle ‘faccende personali’.

Ancora più gravi sono stati i silenzi. In ritardo su tutti anche l’“avvocato-del-popolo-trasformatosi-in-riformatore” del M5s, Giuseppe Conte, si è svegliato e ha inanellato qualche commento più di circostanza che di sostanza. Un silenzio durato oltre 24 ore il suo che dovrebbe essere causa sufficiente se non per rimettere in discussione qualsiasi dialogo o alleanza elettorale, almeno per imporre alcuni confini invalicabili. Sarebbe pretendere troppo? I limiti dell’uomo e la grossolanità del partito fondato da Grillo e Casaleggio sono ben noti, e non voglio qui insistere sulla artificiosità di una coalizione Pd-M5s.

Pubblico e privato

Nel riaffermare la pochezza umana e l’analfabetismo politico di quanto detto da Grillo riferendosi alla vittima e al netto della gravità istituzionale di un intervento dettato da ‘interesse’ personale da parte di un attore politico attivo, l’elemento che colpisce di più di questa vicenda credo sia però l’ormai totale decomposizione del confine fra sfera pubblica e sfera privata. Ovvio, un processo storico iniziato tempo fa, con la ‘discesa in campo’ di Berlusconi e le degenerazioni della sua fase politica, di cui l’esperimento populista del M5s benché nato come antinomia ne ha rappresentato uno sviluppo in termini non soltanto di spettacolarizzazione e personalizzazione della politica, ma soprattutto nel quadro del cortocircuito fra privato (la Casaleggio e associati) proprietaria di un partito politico il cui obiettivo era (o lo è ancora?) la sostituzione delle istituzioni rappresentative.

L’intervento di Grillo ‘sul figlio’ credo debba essere ricompreso all’interno di questa concezione della vita pubblica in cui privato, politico e personale si confondono e sovrappongono, rischiando di annullare l’elemento pubblico e collettivo.

Non soltanto il leader del M5s ha rivendicato la capacità ‘in quanto padre’ di sapere cosa ha fatto o non ha fatto il figlio, al cui comunicato è ovviamente seguito l’intervento della madre (banale strategia comunicativa, direi).

Grillo-padre o Grillo-politico

A ciò va aggiunto un aspetto che ritengo più gravido di conseguenze: il garante del M5s si è proposto di andare al gabbio al posto del figlio. Certo, si tratta di un’enfatizzazione e non è nemmeno originale, ma c’è da chiedersi se qui il confine fra il Grillo-politico e Grillo-padre abbia ancora un senso, oppure se oltre ad attuare una sorta di ‘privatizzazione familistica’, il leader del M5s abbia più semplicemente riaffermato il nucleo originale del suo progetto politico: “uno vale uno”, e chi se ne frega di responsabilità (personali o politiche, appunto).

Ecco, mi pare che le ripugnanti giustificazioni addotte da Grillo che infondo si trattava soltanto ‘di ragazzi col pisello di fuori’ – come poi fosse questa una cosa perfettamente accettabile – non debbano essere disgiunte dal perimetro politico in cui sono state formulate e presentate.

Forse varrebbe insomma la pena ritornare a riflettere sul M5s e su quanto l’intromissione in video del ‘Grillo privato’ sia conseguenza diretta della natura populista del M5s che ha costruito la propria identità sull’eliminazione dell’idea di partito organizzato come meccanismo di trasmissione fra le istituzioni democratiche e il corpo dei cittadini. E quali potranno essere le conseguenze di una alleanza con una forza politica di questa natura. E se e quanto il cortocircuito fra personale e politico, pubblico e privato incida ancora sulla linea e la cultura politica del M5s.

Oppure ci dobbiamo aspettare che in base al principio dell’uno vale uno e le conseguenti ‘sostituzioni’ di responsabilità (personale e politica) si potranno surrogare, per dire, anche i diritti politici? Anche le istituzioni democratiche?

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