Dopo sette giorni di intenso conflitto in Ucraina, si è formato un consenso, anche se i campi di battaglia sono ancora avvolti nella nebbia della guerra: Putin ha fatto male i conti. Aveva pianificato una guerra lampo, una decapitazione. Invece, almeno per ora, ha ottenuto un massacro. 

La spiegazione comune dell’errore di Putin è quella che lascia che l’Occidente la passi liscia: i dittatori sono circondati da “yes men”. Dicono al leader quello che vuole sentirsi dire. Diamo la colpa del suo fallimento alla sua cecità.

Sicuramente c’è della verità in questo, ma c’è un’altra parte che è comune alla storia. Il dittatore ha pensato di riuscire perché ha avuto successo molte altre volte prima.

Nel 2000 ha trasformato Grozny in Cecenia nella “città più distrutta della terra” e l’Occidente scuoteva le spalle. Nel 2008 ha invaso la Georgia, l’Occidente ha protestato, ma Putin ha vinto ancora. Nel 2014 la Russia ha strappato la Crimea all’Ucraina e ha iniziato una guerra ininterrotta nel Donbass. L’Occidente ha sanzionato la Russia, ma la Russia ha vinto ancora.

Nel 2015 Putin è intervenuto in Siria e qualcuno in Occidente ha riso dicendo che si era comprato un acquitrino. Eppure le sue tattiche di fare terra bruciata intorno hanno funzionato: ha puntellato il regime di Assad e ha vinto ancora una volta.

Quante volte dobbiamo sopportare questa storia che si ripete? Un paese potente prende, prende, prende, finché non va troppo oltre. Forse questa storia che si ripete è inevitabile. Le democrazie liberali bramano pace e stabilità. Sono riluttanti all’escalation. Giudicheranno il conflitto gestibile e contenibile, finché non lo sarà più. Allora sarà troppo tardi per salvare il mondo dalla morte e dalla sofferenza a cui stiamo assistendo oggi.

Sappiamo questo però: le nazioni che fanno parte dell’alleanza difensiva della Nato non sono state toccate. La loro sicurezza è garantita. Se Putin ha cercato di minare i loro reciproci impegni, ha aggravato il suo errore di calcolo militare con un grave errore diplomatico. Ha insegnato alle democrazie del mondo che la loro sicurezza è legato alla solidarietà tra loro e ora deve affrontare un Occidente rivitalizzato.

Questo è una magra consolazione tuttavia per gli ucraini che stanno resistendo da soli, combattendo per ogni centimetro della loro nazione contro una forza schiacciante. La solidarietà occidentale non si è estesa abbastanza e abbastanza velocemente. Ora sono loro a pagare il prezzo più alto.

David French è redattore senior di The Dispatch, veterano della guerra in Iraq. Questo articolo è stato pubblicato sulla testata online Persuasion. Traduzione di Monica Fava

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