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Ho bisogno della carne degli altri per tornare a vivere

LaPresse
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  • Fame di realtà. D’umano. Datemi un centro commerciale di sabato alle diciotto, magari di festa, un’antivigilia di Natale, datemi un fiume di gente dove potermi perdere, senza un traguardo che sia uno, senza nulla da fare.
  • Sono in crisi d’astinenza, la scimmia che mi vive da sempre sulla spalla urla giorno e notte la sua fame chimica. Ho fame di realtà. Vista e vissuta.
  • Ormai vivo in due dimensioni. Nello schermo di un computer, ridotto a mezzo busto, oppure in primo piano a seconda dei desiderata dei miei simili privati della loro profondità. Ognuno rinchiuso dentro la sua casa, un domicilio coatto che prevede rare sortite, sempre le stesse. La pena non è chiara. Come un manicomio a cielo aperto.

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