Le morti nel Mediterraneo sono aumentate del 200 per cento tra il 2020 e i primi cinque mesi del 2021. Secondo Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr, quest’anno «contiamo 503 vittime contro le 149 del 2020». Sono aumentati anche i respingimenti illegali effettuati per conto dell’Europa dalla cosiddetta Guardia Costiera libica: in soli quattro mesi - i dati sono di aprile - sono state riportate in Libia quasi 7mila persone, di cui oltre 300 minori, contro i circa 12 mila dello scorso anno.

Nella maggioranza dei casi, i naufragi censiti dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni di volontariato sono stati il frutto della politica che l’Europa, con in primo piano l’Italia, ha adottato nei confronti delle frontiere oramai esternalizzate: la prassi è non intervenire, anche in caso di naufragio, e aspettare che la Guardia costiera libica riporti le persone indietro. O che affoghino.

I 500 milioni messi a budget nella missione Frontex dunque servono a segnalare alle bande più o meno travestite da Guardia costiera le imbarcazioni cariche di donne, uomini e bambini in fuga dalla guerra, dalle torture e dagli stupri per fare in modo che non raggiungano l’Europa.

Se poi ai messaggi radio o alle telefonate che partono dai centri di coordinamento di ricerca e soccorso europei non risponde nessuno, ci si guarda bene dall’attivare misure di salvataggio che pure sarebbero assolutamente obbligatorie. Meglio morti in mare che vivi in Italia e in Europa.

Non esiste una “emergenza arrivi”: gli sbarchi, che per oltre l’85 per cento sono autonomi e non dipendono dai salvataggi delle Ong, sono crollati grazie agli accordi fatti dall’ex-ministro dell’Interno Marco Minniti, proprio con questo tipo di politiche che i suoi successori Matteo Salvini e Luciana Lamorgese hanno proseguito, anche se con metodi diversi. Salvini con urla, proclami e qualche mossa avventata, Lamorgese utilizzando più furbescamente gli strumenti dei “controlli tecnici” che le hanno permesso di ottenere il record di imbarcazioni sotto fermo o sequestro, ma passando inosservata ai più.

Si continua quindi a perseguitare chi salva vite in mare nonostante i numeri dimostrino che non ci sia relazione tra gli sbarchi e la presenza o meno delle Ong in mare. Semmai il record toccato quest’anno dimostra come una relazione esista tra la assenza di imbarcazioni di salvataggio e il tragico aumento di perdite di vite umane.

Gli investimenti su Frontex e sulle cosiddette guardie costiere libiche, non hanno lo scopo di risparmiare vite umane - come vorrebbero le Nazioni Unite e in generale le persone perbene - ma di impedire l’arrivo in Europa a qualsiasi costo. Oltre a quello di ingrassare le industrie di armamenti e di telecomunicazioni, nella più potente delle quali, Leonardo Finmeccanica, è finito a lavorare  proprio Marco Minniti.
Gli sforzi per bloccare le navi di salvataggio della società civile non servono a limitare gli sbarchi, ma semplicemente ad evitare che ci si renda conto di essere diventati dei mostri pur di impedire l’accesso di qualche centinaia di migliaia di persone nel nostro opulento continente. Una vergogna che pagheremo.

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