Milano ci stupisce e indica una via. Mi riferisco all’occupazione di alcuni licei da parte degli studenti, con attività anche pomeridiane e talvolta pernottamento (e tamponi eseguiti da genitori medici). Potrebbe essere un’idea passare direttamente dalla Dad, didattica a distanza, alla Fad, famiglia a distanza, da salutare via Zoom alla fine di una giornata di scuola.

Cosa osterebbe infatti a lasciare i ragazzi delle superiori nelle relative scuole fino a fine pandemia? Avremmo così 2.635.000 ragazze e ragazzi che non entrerebbero più in contatto con genitori e nonni, che potrebbero salutare a distanza, proprio come fanno ora con gli insegnanti. Vivrebbero in allegra comunità nelle relative scuole, con programma in presenza ripristinato e spazi di approfondimento e autogestione nel pomeriggio, anche per recuperare il tempo perduto nell’anno a casa.

Con bel decreto Ristori rafforzato si potrebbe rivitalizzare istantaneamente l’attività di alberghi (posti letto in Italia 2.240.000) e ostelli per ospitare gli studenti. Ma perché no, anche in caserme un tempo utilizzate per ospitare i militari di leva. Da notare che la scuola superiore militare Teuliè di Milano continua con lezioni in presenza proprio in virtù del fatto che gli allievi sono in convitto nella caserma di Corso Italia.

Risultato sicuro

Fosse vero che le scuole hanno contribuito in modo sostanziale all’epidemia riportando nelle famiglie il virus preso su autobus, in classe o nei parchi, con la Fad tutto ciò si interromperebbe all’istante. I benefici non sarebbero solo epidemiologici – meno parenti anziani ammalati, e forse una maggiore circolazione del virus fra i giovani con relativo aumento dell’immunità.

Qualche mese di “collegio” sarebbe un volano alla crescita degli studenti, che uscirebbero dalla dipendenza italica dalla famiglia. I parenti, a loro volta, dopo un primo smarrimento, credo gradirebbero la temporanea assenza della prole transitante dal pc al divano al frigo.

Gli attuali 250mila insegnanti delle superiori, tempestivamente vaccinati, andrebbero incentivati e aumentati di numero per reggere una didattica aumentata, superando così il moto di resistenza al ritorno in classe, cioè al loro vero mestiere. La scuola potrebbe infine divenire terreno di sperimentazione e tracciamento epidemiologico stretto, sia per controllare i focolai e tutelare la salute degli studenti, sia per capire meglio le dinamiche di diffusione.

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