- Secondo i numeri del governo, su 209,7 miliardi complessivi in arrivo dall’Europa, ben 88,5 verranno usati per finanziare misure già presenti nella legislazione vigente.
- Tradotto: se una ferrovia già decisa ci costa 5 miliardi, quei soldi li prendiamo dal fondo europeo.
- Quali misure? Non si sa. Cosa faremo con i soldi “risparmiati”? Non si sa, non c’è alcun dibattito su questo, ma già questa scelta indica che al momento non ci saranno piani su come spendere poco meno di metà dell’intera somma.
Fidatevi, stiamo lavorando, non siamo in ritardo: così rispondono dal governo quando qualcuno chiede che fine hanno fatto i piani per spendere i 209,7 miliardi di Next Generation Eu, il pacchetto di misure europee contro la crisi da Covid.
A cinque mesi dagli Stati generali organizzati a giugno che dovevano aprire un grande dibattito nazionale su come sfruttare questa occasione unica, ben poco è successo. E quel poco che invece è stato fatto è addirittura allarmante.
Abbiamo raccontato in questi giorni con gli articoli di Giorgio Meletti come il presidente del Consiglio Giuseppe Conte stia accentrando a palazzo Chigi tutti i poteri decisionali: deciderà lui sulle grandi opere infrastrutturali, per investimenti miliardari, tramite il solito metodo dei commissari, nominati da lui.
Ovviamente senza alcuna analisi costi-benefici che analizzi se davvero ci serve l’alta velocità ferroviaria su tratte poco frequentate o se le autostrade avranno le stesse prospettive nell’età dello smart working.
Da avvocato esperto, poi, Conte ha messo uno contro l’altro i pezzi dell’amministrazione in modo da poter poi legittimare un intervento discrezionale dall’alto per superare la paralisi: nessuno dei tanti organismi con voce in capitolo su Next Generation conta davvero, l’ultima parola è sempre di palazzi Chigi, anzi di Conte, che aggira anche le strutture della presidenza del Consiglio.
Un tale accentramento di potere sarebbe forse tollerabile se fosse accompagnato da una chiara visione strategica che invece è completamente assente, come ora sappiamo dalla presentazione della Legge di bilancio.
Secondo i numeri del governo, su 209,7 miliardi complessivi, ben 88,5 verranno usati per finanziare misure già presenti nella legislazione vigente. Tradotto: se una ferrovia già decisa ci costa 5 miliardi, quei soldi li prendiamo dal fondo europeo. Quali misure? Non si sa. Cosa faremo con i soldi “risparmiati”? Non si sa, non c’è alcun dibattito su questo, ma già questa scelta indica che al momento non ci saranno piani su come spendere poco meno di metà dell’intera somma.
Il governo si limita a scambiare un tipo di debito – quello verso il mercato – con un altro, quello verso l’Unione europea. Ma l’unico beneficio immediato è di dare alla politica un enorme potere discrezionale.
All’Europa diciamo: dateci questi 88,5 miliardi e poi ci pensiamo noi, formalmente finanziamo la tal opera e la tal’altra, ma in realtà li spendiamo come ci pare.
Quel poco che sappiamo
Con gli altri 121,2 miliardi, invece, il governo italiano si impegna a finanziare nuove misure, parte con sovvenzioni a fondo perduto (82,1 miliardi), parte con prestiti aggiuntivi (39,1 miliardi). Almeno su questi avremo le idee chiare, vien da pensare. Invece no.
La legge di Bilancio, che copre i prossimi tre anni, specifica l’impiego soltanto di 9,5 miliardi nel 2021, 10,4 nel 2022 e 7,2 nel 2023 e si tratta quasi per intero delle decontribuzioni per incentivare le assunzioni al Sud.
Il fatto che, con un gioco di prestigio, il governo faccia apparire 33 miliardi di coperture che in realtà non esistono (generate dall’impatto positivo sul Pil delle nuove misure espansive), fa temere che in realtà una parte di fondi europei andranno a pagare buchi nascosti nella manovra, almeno 8 di quei miliardi non ci saranno, stima l’Ufficio parlamentare di bilancio.
Può sembrare un tecnicismo, ma va ricordato che l’Italia non è beneficiaria di 209,7 miliardi netti: una parte di quei soldi li versiamo noi al bilancio europeo e una parte del debito europeo emesso per finanziarli è di nostra competenza. Il beneficio netto è molto più basso, intorno ai 75 miliardi.
Quindi fare scelte poco lungimiranti adesso con i soldi in arriva significa caricare un doppio peso su quella “next generation” che il piano europeo vorrebbe aiutare e che si troverà privata della crescita e investimenti illuminati avrebbero potuto generare e dovrà pagare il debito generato da scelte sbagliate.
Se a Conte e al governo resta qualche momento libero, una volta risolta la molto più urgente questione delle piste da sci e dello shopping natalizio, potrebbe iniziare a rendere conto di questa che inizia a sembrare una tragedia nella tragedia generale del Covid, prima che sia davvero troppo tardi.
Parte delle decisioni su Next Generation vengono prese ora, come si vede dalla legge di Bilancio, e quindi è più che legittimo pretendere che il governo ne risponda adesso.
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