Il Pd, erede delle più gloriose tradizioni politiche italiane del Novecento, prima ancora che di mancanza di leadership, soffre di una certa ritrosia a riconoscere e interpretare i cambiamenti economici e sociali del mondo di oggi e offrire contenuti per una strategia che rinnovi l’unione tra le tradizioni cristiano-sociale, socialista e liberale sulla quale si fonda l’esistenza stessa del partito.

Per intraprendere questo cammino è necessario partire dalla consapevolezza che, oltre alla consueta contrapposizione tra la “destra” e la “sinistra” fondata sul conflitto distributivo tra l’impresa e i lavoratori, si è affermato, con sempre maggiore evidenza, un secondo spazio di confronto politico che mette di fronte due visioni alternative di società: una società aperta, da sostenere e promuovere, e una società chiusa, da proteggere e preservare. Una società che apre le porte alla mobilità internazionale delle persone, delle merci e dei capitali e una chiusa, che erige muri e introduce dazi e barriere al commercio internazionale; una società aperta alla scienza, alla ricerca e alla tecnologia e una chiusa verso le innovazioni e il progresso scientifico e tecnologico; una società pluralista e aperta al confronto con la diversità e una chiusa in se stessa e respingente verso ciò e chi non conosce; una società aperta e dinamica, pronta ad affrontare i cambiamenti del mondo attuale e una chiusa e strenuamente arroccata alla protezione dello status quo.

Su questo secondo terreno di confronto si sono affermati i movimenti populisti e sovranisti, sfruttando le ansie e i timori dei cittadini chiamati a confrontarsi con le incertezze e i cambiamenti connessi alla globalizzazione, alle migrazioni e al progresso tecnologico. Ed è proprio su questo terreno di confronto che le forze progressiste e liberali sono chiamate a giocare e vincere la partita.

Come? Innanzitutto puntando sulla persona. Essa rappresenta il principale motore di sviluppo economico e sociale che, però, necessita di massicci investimenti in formazione e sanità. Farlo non significa soltanto accrescere il capitale umano e, quindi, la capacità produttiva della nostra economia, ma rappresenta il migliore strumento di sostegno per coloro che si sentono esclusi dalle opportunità offerte dalla globalizzazione e dall’innovazione tecnologica. Non è assistenza, ma è offrire a ciascuno occasioni per scegliere, essere e agire nel modo più congeniale alle proprie personali ambizioni, desideri e inclinazioni, rimuovendo «gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana» (art. 3 della Costituzione).

E poi l’Europa. È innegabile come i successi europei dell’Italia siano in gran parte dovuti all’impegno del Pd. Tuttavia, nonostante questi risultati, non si è riusciti a capitalizzarli e pochi riconoscono i meriti di poter contare su centinaia di miliardi di euro per rilanciare la nostra economia. I valori di una società aperta dove le diversità nello spazio europeo rappresentano le ragioni di un confronto per crescere, piuttosto che i motivi di un conflitto per dividersi, devono essere riportati nell’agenda del Pd in Italia così come in Europa. Serve promuovere un modello di democrazia liberale moderno, capace di favorire una maggiore coesione degli stati dell’Unione, dare una risposta politica alla minaccia sovranista e fronteggiare con maggiore incisività le sfide economiche attuali. Un modello dove il dinamismo liberale possa equilibrarsi con la lotta alle disuguaglianze puntando sul giusto equilibrio tra stato, mercato e comunità.

Mettere al centro le persone e l’Europa significa individuare un nuovo spazio politico in cui il Pd deve esserne il baricentro. Sarà proprio nella capacità di affermare tali valori in modo limpido e lungimirante che i cittadini e gli elettori del Pd riconosceranno il proprio leader.

Pietro Navarra è deputato Pd, già Rettore dell’Università di Messina

Pietro Perconti è professore di Filosofia del linguaggio dell’Università di Messina

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