Si è molto parlato nei giorni scorsi di un’infelice frase del primo ministro inglese Boris Johnson e della fulminante risposta che, a distanza, gli ha dato il nostro Presidente della Repubblica.

Riassumiamo i fatti. Nel corso di un dibattito parlamentare un deputato laburista ha chiesto a Johnson di spiegare per quale motivo i contagi Covid nel Regno Unito siano tanto più numerosi rispetto a quelli dell’Italia o della Germania. Johnson ha risposto: “C’è un’importante differenza fra noi e molti altri Paesi. Il nostro ama da sempre la libertà, dunque è impossibile chiedere al popolo britannico di rinunciarvi per combattere l’epidemia.”

Il giorno dopo, a margine di una commemorazione, è arrivata la replica di Mattarella: “Anche noi italiani amiamo la libertà, ma abbiamo a cuore anche la serietà.”

La risposta del nostro presidente è, nella sua apparente semplicità , un eccellente e sofisticato esempio di tecnica retorica e corrisponde ai criteri di una gestione del conflitto dialettico (non importa se diretto o a distanza) al tempo stesso gentile ed efficace.

Quello che però ci interessa ora non è tanto apprezzare la qualità retorica della risposta di Mattarella quanto indagare il retroterra psicologico della frase di Johnson il quale, per vari commentatori e specialisti di salute mentale, rappresenterebbe, alla stessa maniera di Donald Trump, la perfetta tipologia del narcisista politico. Tale profilo psicopatologico è caratterizzato, fra l’altro, da assenza di empatia, scarsa o nulla tolleranza alla frustrazione, bisogno continuo di lodi, di fedeltà cieca, di adorazione; bisogno di adattare la realtà a una visione autocentrata, grandiosa e delirante.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump durante un discorso della sua campagna per le presidenziali (AP Photo/Steve Helber)

Un soggetto con un simile quadro caratteriale soffre dolorosamente l’assenza di tali gratificazioni e trova insopportabile la sola idea di ammettere un errore o addirittura un fallimento, assumendosi la responsabilità delle proprie azioni. In realtà tale ammissione è impossibile perché i narcisisti (in politica e altrove) sono intrappolati in un sistema di pensiero chiuso rispetto alla percezione della realtà. In altri termini: non sono in alcun modo interessati ai fatti se essi non confermano la loro rappresentazione alternativa e immaginaria.

Quando ciò accade il narcisista politico nega i fatti o ne fornisce pseudo spiegazioni. O per essere più precisi: li nega fornendone pseudo spiegazioni che gli consentono di mantenere in vita la sua auto-narrazione.

La domanda del deputato laburista alludeva, in modo implicito e assai netto, al clamoroso fallimento delle politiche e della strategia di Johnson per contrastare l’epidemia. Un fallimento che un narcisista non è capace di ammettere prima di tutto a se stesso. La risposta, che indica l’amore per la libertà come causa della recrudescenza epidemica (indica cioè una ragione altamente positiva per spiegare un fatto innegabile e gravemente negativo, cioè il drammatico fallimento delle politiche di Johnson), non è dunque semplicemente una battuta mediocre. Essa è un classico esempio di manipolazione psicopatologica della realtà.

Vale per tutti i narcisisti (inclusi quelli nostrani, facilmente individuabili anche senza nominarli) una celebre frase attribuita ad Hegel. Egli aveva affermato che non poteva esistere un altro corpo celeste fra Marte e Giove. Quando fu informato che un astronomo italiano aveva invece scoperto un pianeta, appunto fra Marte e Giove (si trattava del pianeta nano Cerere), pare abbia replicato: “Se i fatti non si accordano con la teoria, tanto peggio per i fatti.”

(AP Photo/Matt Dunham)

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