Il 5 ottobre la Commissione europea ha reso pubblica la sua strategia per la lotta all’antisemitismo, un documento che delinea l’approccio europeo sul tema per i prossimi dieci anni.

Il documento ripercorre i fatti tragici e il tributo di sangue che i paesi europei e le comunità ebraiche hanno dovuto pagare in questi anni alla follia terrorista. Tra questi gli attacchi alla sinagoga di Halle, al museo ebraico di Bruxelles e alla scuola ebraica di Tolosa.

La strategia della Commissione appare, sin dalla prima pagina, chiara sui principi che ispirano la sua azione: «L’antisemitismo è incompatibile con i valori che fondano l’Europa. Rappresenta una minaccia non solo per le comunità ebraiche e alla vita degli ebrei, ma anche ad una società aperta e diversa, alla democrazia, allo stile di vita europeo. L’ Unione europea è determinata a porre fine alla sua diffusione».

Del resto, il documento riporta, proprio in prima pagina, anche la citazione che rav Jonathan Sacks fece nel 2016 rivolgendosi al parlamento europeo: «L’odio che inizia con gli ebrei non finisce mai con gli ebrei. Commettiamo un grande errore se pensiamo che l’antisemitismo sia una minaccia solo per gli ebrei. È una minaccia, prima di tutto, per l’Europa e per le libertà che ha impiegato secoli per ottenere».

Le affermazioni di principio però non saranno sufficienti se a queste non seguiranno impegni e azioni concrete. Dal punto di vista degli impegni la strategia delineata dalla Commissione delinea un quadro d’azione impegnato sul contrasto all’odio online, investimenti in programmi per il miglioramento della protezione dei diritti fondamentali (come il Cerv), il sostegno alle strategie nazionali per il contrasto dell’antisemitismo, finanziamenti per la protezione per gli spazi di preghiera e i luoghi di culto.

La strategia voluta da Bruxelles punta a creare anche una rete di ambasciatori europei per continuare a tenere viva la memoria della Shoah tenuto conto che sono sempre di più gli europei che non hanno mai sentito parlare dell’Olocausto. Si tratta, come spesso accade con i documenti dell’Unione europea, di un piano molto ambizioso. Tanto è vero che i vertici dell’ebraismo europeo sono intervenuti per commentare positivamente l’iniziativa della Commissione. Moshe Kantor, presidente dell’European Jewish Congress ha sottolineato come si tratti di un documento «vitale e senza precedenti, una roadmap per ridurre in modo significativo l’antisemitismo».

Attuazione vaga

All’occhio del tecnico che osserva il documento, tuttavia, non sfugge che su 25 pagine solo mezza pagina finale è dedicata alla descrizione dell’attuazione della strategia. Si tratta del quinto paragrafo che resta molto vago e avrà bisogno di misure precise per attuare gli obiettivi che la Commissione si propone di raggiungere. Già in altre iniziative, ad esempio quelle relative alla protezione e alla promozione del diritto di libertà religiosa e di coscienza, le istituzioni dell’Unione alle grandi dichiarazioni di principio non hanno fatto necessariamente seguire impegni e azioni di uguale portata. Basta pensare che, dopo la recente nomina dell’inviato speciale sul tema, il posto è nuovamente vacante a seguito della nomina di Christos Stylianides a ministro greco per la protezione civile. Inoltre, l’inviato speciale per la libertà religiosa da anni viveva una situazione di carenza di staff e di sottofinanziamento. La strategia della Commissione sull’antisemitismo parte, dunque, con le migliori intenzioni e con l’indicazione di alcuni obiettivi concreti. Registra inoltre un’ottima accoglienza tra i rappresentanti delle comunità ebraiche. È quindi bene elogiare le istituzioni dell’Unione per questo primo passo. Resterà tuttavia da valutare quanto nei prossimi anni riuscirà a divenire concretamente una politica che possa influenzare anche le azioni dei diversi stati. Il tema, lo sappiamo, è urgente. Lo sottolineano ormai da tempo i rapporti dell’Agenzia europea per i diritti umani, lo evidenzia la cronaca del veleno sociale che vediamo sempre più spesso circolare sulle reti digitali e per le nostre strade.  

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