- Un anno fa la rielezione di Sergio Mattarella al Quirinale, oggi la convivenza con Giorgia Meloni. Va in scena uno dei dilemmi di sempre della nostra contesa politica.
- La distinzione tra chi sente il dovere di giocare d’iniziativa, con il rischio della sconfitta. E chi invece ritiene che le iniziative altrui debbano dispiegarsi liberamente, salvo tracciare il confine invalicabile dei diritti di uno stato al di sopra, e possibilmente al di fuori, della contesa tra le parti.
- Questo articolo si trova sull’ultimo numero di POLITICA – il mensile a cura di Marco Damilano. Per leggerlo abbonati o compra una copia in edicola
Ora che comincia il secondo anno del secondo mandato di Sergio Mattarella nessuno dirà di lui quel che si disse a suo tempo di Amintore Fanfani: rieccolo (copyright di Indro Montanelli). Perché il capo dello stato non è mai andato e venuto. È sempre stato lì. E dunque si è fatto punto d’onore di non sorprendere, di non ingombrare, di farsi presenza costante ma non rapsodica, discreta e non epica, silenziosa per quanto è possibile, autorevole senza essere mai lontanamente minacciosa. Eppure,



