Il San Francesco day. Tutti i costi nascosti di una nuova festività

Il 4 ottobre sarà di nuovo festa nazionale, dopo che nel 1977 era stata soppressa per «la negativa incidenza sulla produttività sia delle aziende che dei pubblici uffici». La giornata dedicata a San Francesco d’Assisi tornerà dal 2026, in coincidenza con l’ottavo centenario della morte del santo. Il primo anno non sarà molto evidente, perché il 4 ottobre cadrà di domenica. L’effetto si sentirà dal 2027. Il punto è capire cosa comporta un nuovo giorno rosso sul calendario. Perché il valore simbolico della ricorrenza di San Francesco d’Assisi – «un’occasione per celebrare un uomo straordinario e ricordarci ogni anno chi siamo e ciò che ci unisce nel profondo», ha detto Giorgia Meloni – non può di per sé rendere trascurabili i costi che ne derivano. L’impatto sul Pil Sul piano economico, ogni giorno lavorativo in meno può “pesare” diversi miliardi sul Pil. È vero che una parte del costo si recupera con i consumi del tempo libero — spostamenti, ristorazione, musei, commercio connessi alla giornata festiva — e quindi c’è chi perde e chi guadagna. Ma il saldo non è uniforme: dipende dai settori, dai territori, dalla capacità di intercettare la spesa aggiuntiva. Le aree a vocazione turistica possono beneficiarne, mentre manifattura e logistica scontano il fermo. E in un Paese che da anni cresce poco, ogni giornata produttiva conta. Negli ultimi vent’anni l’Italia ha avuto incrementi del Pil tra i più bassi nell’UE. Anche la produttività del lavoro è rimasta sostanzialmente stagnante dai primi anni Duemila. In questo quadro, fermare la produzione anche solo per un giorno può pesare: nel 2020 la Banca d’Italia stimò che una settimana di blocco, durante le chiusure per la pandemia, valesse circa lo 0,5% del PIL annuo, circa 9 miliardi, cioè 1,3 miliardi al giorno (va, tuttavia, precisato che si tratta di una stima legata a quel contesto straordinario). Altri costi Ma l’impatto non è solo la mancata produzione. Nel 2026, anche se il 4 ottobre sarà domenica, le aziende in cui vi saranno reparti aperti riconosceranno ai lavoratori le relative maggiorazioni. Infatti, quando una festa cade di domenica, molti contratti collettivi riconoscono un importo aggiuntivo — la cosiddetta “festività non goduta” — anche a chi non lavora; chi, invece, deve comunque svolgere la propria attività riceve le maggiorazioni da festivo/domenicale. Dal 2027, con il 4 ottobre in un giorno feriale, vi saranno costi anche sul piano logistico. Ospedali, trasporti, forze dell’ordine, centrali operative, raccolta rifiuti, energia, assistenza alla persona nonché alcune filiere industriali a ciclo continuo non possono arrestarsi per una solennità. Serve organizzare turni dedicati, reperibilità, a volte personale aggiuntivo. E non è solo questione di pagare ore maggiorate: c’è anche un costo per tutto il lavoro di pianificazione che permette al sistema di funzionare anche quando per tutti gli altri è vacanza. Per la pubblica amministrazione, a copertura dei maggiori oneri derivanti dalla nuova festività, la legge ha autorizzato dal 2027 una spesa annua di 10.684.044 euro, a carico della fiscalità generale (riduzione del Fondo per le esigenze indifferibili). Per il settore privato, invece, i costi connessi alla solennità gravano sui singoli datori di lavoro, secondo legge e contrattazione collettiva. Più ombre che luci Le precisazioni sui costi che la nuova festa comporta si pongono su un piano del tutto diverso rispetto a quello della rilevanza del messaggio francescano. San Francesco è un simbolo nazionale di pace, fratellanza, tutela dell’ambiente e solidarietà, valori richiamati anche nella legge che rispristina la solennità. Ma, dall’altro lato, non si può tacere la circostanza che l’Italia — che già avanza a strappi, zavorrata da produttività bassa — avrebbe bisogno di più continuità produttiva, non di meno. In un Paese che fatica a superare una crescita annua dell’1%, la scelta di aggiungere una giornata festiva rischia di avere più ombre che luci. E, come ha detto qualcuno, chissà se lo stesso San Francesco l’avrebbe considerata necessaria.