Stabilendo che negli ultimi sei mesi del suo mandato il presidente della Repubblica non può sciogliere il parlamento, i costituenti avevano molto chiaro un obiettivo: impedire al presidente di cercare di ottenere attraverso elezioni anticipate un parlamento favorevole alla sua rielezione o all’elezione di un suo candidato. Quell’obiettivo non è affatto venuto meno e non basta affermare che nessun presidente è stato rieletto, se non, in circostanze eccezionali e controvoglia, Giorgio Napolitano.

Infatti, alcuni presidenti avrebbero eccome desiderato la rielezione e qualcuno avrebbe gradito potere indicare il suo delfino. Comunque, i costituenti non pensarono affatto che nel semestre bianco i partiti si sentissero agevolati a scatenare la bagarre contro il (anche loro) governo proprio perché non ne sarebbe seguito lo scioglimento del parlamento.

Coloro che oggi ipotizzano che dentro i partiti attualmente al governo, vale a dire tutti meno i Fratelli d’Italia, ci sia chi non aspetta altro che l’inizio del semestre bianco per impallinare e “fare cadere” il governo Draghi non solo esagera ma, a mio parere, sbaglia. Altri scenari sono ipotizzabili, bruttini, ma meno foschi ed evitabili, contrastabili con buone conoscenze istituzionali e saggezza politica (fattori talvolta presenti anche nella politica italiana).

Comincerò con lo scenario del Matteo tiratore, l’uno tira la corda; l’altro fa sempre il furbo. Né l’uno né l’altro possono permettersi di uscire dalla maggioranza, ma sia l’uno sia l’altro possono commettere errori. I numeri dicono che, probabilmente non seguiti da tutti i loro parlamentari, le loro scorribande non risulterebbero decisive. Dato per scontato e accertato che tanto il Partito democratico quanto Forza Italia sosteng(o/a)no convintamente il governo, molto si gioca su quanto riusciranno o non riusciranno a fare i pentastellati, più o meno mal guidati.

Tuttavia, se mai il governo Draghi cadesse per un voto dello scontento pentastellato, il re-incarico da parte di Mattarella sarebbe immediato e il Draghi II nascerebbe in un batter d’occhio con una maggioranza numericamente appena più ristretta ma, potenzialmente, più operativa.

Due dati durissimi meritano di essere evidenziati e valorizzati. Il primo è quello del grado di approvazione dell’operato del presidente Draghi, fra i più elevati di sempre: 7 italiani su 10 sono soddisfatti di Draghi, capo del governo, e poco meno dichiarano di approvare quanto fa il governo nel suo insieme. Il secondo dato è che questo semestre bianco cade proprio nella fase di primo utilizzo dei fondi europei. Tutti capiscono che qualsiasi interruzione avrebbe costi elevatissimi. Draghi non deve comunque dormire sonni del tutto tranquilli.

Anzi, dovrebbe cercare un confronto aperto con il parlamento valorizzandone le competenze e apprezzandone le prerogative. Il semestre bianco, lungi dall’essere, voglio giocare con le parole, un grande buco nero che ingoia un governo con una maggioranza extralarge, ma anche extradiversa, ha la possibilità di mostrare al meglio le qualità di una democrazia parlamentare. Dietro l’angolo sta un non meglio precisato, arruffato presidenzialismo. Meglio andare avanti diritto cauti, dialoganti, collaborativi, con juicio. Le pazienti non-forzature sono la sfida più significativa che Draghi deve affrontare e che, superata, rafforzerà l’azione del suo governo per qualche tempo a venire. Almeno fino all’elezione del prossimo presidente della Repubblica.

 

© Riproduzione riservata