Siamo al valzer degli addii, ai titoli di coda. Nel 2012 Mario Draghi era presidente della Banca centrale europea quando con il suo “Whatever it takes” ha salvato l’euro.

All’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina ha dichiarato senza se e senza ma che l’Italia stava con l’Europa: «Prima di tutto occorre restare uniti». Per poi ricordare che: «L’unico modo per difendere la sovranità è condividerla con l’Unione europea».

Ha continuato fino all’ultima conferenza stampa, un piccolo capolavoro nel suo genere.

Ha parlato senza paura dei «pupazzi prezzolati» di Vladimir Putin che in Italia vorrebbero stracciare l’Europa intera. Ma soprattutto ha ricordato che l’Italia sta dalla parte giusta: «Noi difendiamo lo stato di diritto e i nostri alleati sono la Germania e la Francia».

Difficilmente rivedremo un leader così stimato, intelligente e capace di unire e allo stesso tempo resistere agli attacchi continui delle forze della sua stessa maggioranza.

È un gigante in confronto ai nani della politica, che non conoscono né dimostrano il suo senso del dovere.

Mario Draghi ha tracciato un sentiero fondamentale per il nostro paese che alcuni leader proveranno a ripercorrere, anche se lui non ci sarà più a guidarli.

Per nostra fortuna continuerà ad avere un ruolo importante in Europa.

Giorgia Meloni ha già detto che batterà i pugni sul tavolo e che «la pacchia è finita».

Con tutte le crisi che attraversano l’Italia e l’Europa, la presidente di Fratelli d’Italia crede di poter fare la voce grossa.

La verità è che avrà difficoltà molto serie a governare. La scuola italiana cade a pezzi; il paese non ha una strategia per contrastare la crisi climatica; l’immigrazione è un problema serio che la destra pensa di affrontare con i blocchi navali.

Figurarsi cosa potrà fare Meloni sul gas con i governi europei. Una leader che ha deciso di non togliere la fiamma dal suo simbolo e che fatica a frenare i suoi militanti nel fare il saluto romano, non ha nessuna credibilità per essere forte nel continente.

C’è il rischio che l’Italia si metta sullo stesso livello retrivo e pericoloso di Ungheria e Polonia.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha già dichiarato che se le cose prenderanno una direzione difficile, l’Europa avrà gli strumenti per affrontarle. Sarà un ottobre freddo e buio.

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