- Le dichiarazioni di Draghi su Erdogan hanno originato una turbolenza diplomatica. Rimane però la domanda: coi dittatori, laddove riconosciuti e denunciati in quanto tali, si deve comunque “cooperare” nel nome di interessi nazionali giudicati prioritari rispetto allo stesso giudizio politico espresso?
- I punto sta nel comprendere in quale misura il capitolo dei diritti umani su scala globale possano e debbano prevalere su ogni altro calcolo o interesse. Questo vale se si guarda a est, ma anche a sud, come nel caso di Egitto e Libia.
- Si tratta di stabilire come e dove tracciare una linea di demarcazione, oltre la quale affermare la necessità di cooperare con una dittatura lasci spazio a una logica diversa.
«Con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono, di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell’esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio». Così giovedì, in conferenza stampa, il capo del governo, Mario Draghi. A seguire la reazione irritata di Ankara nella replica del ministro degli Esteri, «il premier italiano ha rilasciato un



