Ne usciremo migliori, dicevamo a inizio pandemia mentre facevamo buoni propositi, tipo fare il pane a casa. Io il pane non l’ho mai fatto ma mi sono promesso di continuare a monitorare alcuni aspetti della vicenda Covid anche quando smettono di interessare agli altri. Per esempio, la questione della pericolosità dei vaccini.

Avete notato che nessuna delle inchieste giudiziarie su persone morte dopo i vaccini ha mai prodotto l’evidenza che siano morte a causa dei vaccini? Eppure, giornali e tg ne hanno parlato per giorni, spaventando milioni di persone, tra le quali si annidano anche tanti insospettabili no-vax di nuova generazione, spesso anche ben istruiti e razionali.

Venerdì l’Aifa, l’Agenzia del farmaco, ha pubblicato il nuovo report sulla sorveglianza della campagna vaccinale che include ormai anche il periodo della seconda psicosi su AstraZeneca, a inizio giugno, che ha determinato la nuova moda del mix vaccinale (prima dose AstraZeneca, seconda Moderna o Pfizer). Come era ampiamente prevedibile dalle persone di buon senso – ma non da molti virologi da talk o membri del Cts – non c’è alcuna evidenza di problemi gravi con i vaccini.

Dopo oltre 45 milioni di dosi somministrate in Italia, si registrano soltanto sette casi di decessi che potrebbero avere una correlazione con la dose iniettata.

Nei tre che si sono aggiunti nell’ultimo report, due riguardano donne con problemi di immunosoppressione, che forse hanno fatto un vaccino non adatto, un altro un paziente già fragile che non ha retto a febbre e vomito.

Per gli amanti delle correlazioni spurie, quelli che vedono un nesso causale tra due eventi ravvicinati anche se magari non c’è, vale la pena osservare che i tassi di decessi segnalati per 100.000 dosi somministrate sono maggiori per Moderna (1,58) che per AstraZeneca (0,84), di poco più bassi per Pfizer (0,75). Sono le persone morte dopo il vaccino, ma i casi correlabili sono, appunto, soltanto sette.

Le segnalazioni di casi sospetti dopo la prima dose di AstraZeneca sono state 281 per 100.00 – ma chissà quanto ha contato la psicosi generale – e soltanto 31 dopo la seconda, quindi più alte che per gli altri vaccini all’inizio e drasticamente inferiori nel richiamo.

La morale è sempre la stessa: le scelte di politica pubblica andrebbero fatte sulla base dei dati. Non perché i dati contengano una verità assoluta, ma perché sono materia prima per decisioni informate. Poi è legittimo avere idee diverse su come interpretarli o sulle implicazioni da trarne, ma non è legittimo decidere prescindendone.

Non è un concetto strano: può succedere che Google Maps vi porti fuori strada o potete decidere di cambiare itinerario perché volete la strada più panoramica invece di quella più rapida, ma se guidate a caso e bendati le probabilità di arrivare nel posto sbagliato aumentano.

La politica italiana preferisce guidare bendata, dalle vaccinazioni alla riforma della giustizia (esistono analisi di impatto? O bilanci della riforma Bonafede da smontare? No). O meglio, la politica è bendata, ma poi c’è sempre la mano di qualche interesse particolare, corporativo o peggio, che indirizza il cieco là dove serve.

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