L’Iran grida libertà: arrestata la Nobel Mohammadi

La premio Nobel per la Pace e simbolo del movimento Donna, Vita, Libertà, Narges Mohammadi, è stata arrestata venerdì in una piazza di Mashhad gremita di cittadini e attivisti riuniti per la commemorazione del settimo giorno dalla morte dell’avvocato per i diritti umani Khosrow Alikordi. Il suo arresto, trasmesso in diretta sui social, ha fatto il giro del mondo in pochi minuti: Narges appare fiera, senza velo, mentre innalza la voce per un Iran libero, un Iran finalmente sottratto alla paura del regime e del suo dittatore. Mohammadi era a Mashhad proprio per partecipare alla cerimonia funebre dedicata ad Alikordi, trovato senza vita nel suo ufficio sabato 6 dicembre. Una morte che il regime attribuisce all’ennesimo «arresto cardiaco», la stessa formula che ha cercato di imporre per la morte di Mahsa Jina Amini, la giovane donna iraniana-curda uccisa dalla polizia morale e divenuta il volto del movimento Donna, Vita, Libertà. Ma le testimonianze della famiglia di Alikordi raccontano un’altra verità: lividi, un trauma cranico, sangue dal naso e dalla bocca. Le registrazioni delle telecamere di sicurezza — immediatamente sequestrate — non sono mai state mostrate ai familiari. Una dinamica che si ripete, identica a quella di tanti dissidenti, artisti, avvocati e manifestanti uccisi negli “omicidi a catena” attribuiti al Ministero dell’Intelligence. La famiglia di Narges Mohammadi ha confermato il suo arresto. Con lei sono stati fermati numerosi attivisti, tra cui Sepideh Hookah, Hasti Amiri, Puran Nazemi, Alia Mazadeh e molte altre persone presenti alla cerimonia. Khosrow Alikordi, 45 anni, originario di Sabzevar e residente a Mashhad, era una delle figure più luminose tra gli avvocati per i diritti umani in Iran. Insieme al fratello Javad aveva difeso decine di prigionieri politici, attivisti della società civile e famiglie spezzate dalle violenze del regime. Tra i suoi assistiti figuravano Fatemeh Sepehri, diversi arrestati del movimento Donna, Vita, Libertà, e la famiglia di Abolfazl Adinezadeh, l’adolescente ucciso durante le proteste del 2022. Alikordi esercitava la sua professione con una dedizione rara, guidato da quella profonda idea di giustizia riassunta da Calamandrei: «L’avvocato deve essere prima di tutto un cuore.» Il mondo senza diritti disegnato dagli Stati immorali d’America E fu proprio quel cuore — quel coraggio — a condannarlo. Nel mondo, nel solo 2023, 128 avvocati sono stati minacciati, aggrediti, detenuti, scomparsi o uccisi per aver svolto il proprio lavoro. Alikordi è entrato tragicamente in questa lista: incarcerato più volte, perseguitato, con un procedimento ancora pendente, è stato ucciso per aver creduto nella giustizia in un sistema che della giustizia ha fatto brandelli. La Repubblica Islamica dell’Iran è ormai delegittimata agli occhi del suo stesso popolo. Lo vediamo nelle piazze piene, nella disobbedienza civile delle donne, nella determinazione quotidiana di chi non vuole più piegarsi. Le violenze del regime si sono intensificate dopo il conflitto dei dodici giorni dello scorso luglio, che ha catalizzato l’attenzione internazionale sottraendola — di fatto — al movimento Donna, Vita, Libertà. Da allora, la repressione contro i dissidenti è diventata ancora più crudele. Eppure, nonostante il terrore, la voce dell’Iran libero continua a farsi sentire. La pace e la libertà vengono soffocate con ogni mezzo, ma non possiamo permettere che siano soffocate anche dal nostro silenzio. Il silenzio delle istituzioni, del Governo italiano, che ancora fatica a riconoscere Donna, Vita, Libertà come un movimento universale di pace, democrazia e dignità. I mille fronti di Israele. «Scoppierà un nuovo conflitto con l’Iran» Oggi, il popolo iraniano è più unito che mai. Narges Mohammadi lo ha detto proprio durante il suo intervento prima del suo arresto: il popolo iraniano è unito in un vincolo di solidarietà che si rafforza in ricordo di tutte le vittime uccise in 46 anni di regime, resisteremo fino alla fine, finché non ci sarà un Iran libero e democratico. «Resisteremo fino alla fine», aveva dichiarato, fino a un Iran libero e democratico. È fondamentale che le istituzioni nazionali, europee e internazionali, così come le forze politiche, si mobilitino per chiedere l’immediato rilascio di Narges Mohammadi e di tutti i dissidenti arrestati, detenuti o condannati a morte senza un giusto processo. Donna, Vita, Libertà. Sempre. Ovunque.