La visita del presidente del Consiglio Mario Draghi ad Algeri segna il riconoscimento ufficiale dell’Algeria come paese strategico per ridurre la dipendenza italiana dal gas russo. Un percorso avviato lo scorso febbraio con la visita ad Algeri del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, al termine della quale il ministro aveva dichiarato che l’Italia cerca con l’Algeria una partnership energetica “sul breve, medio e lungo periodo”.

L’Algeria copre al momento circa il 28 per cento del nostro fabbisogno di gas. Sulla carta, ci sono i margini per un aumento dell’export grazie a 10 bcm di capacità residua nel gasdotto Transmed. Tuttavia, ci sono dubbi circa la possibilità per l’Algeria di aumentare la sua produzione.

Questa infatti è stagnante dal 2019 ed è destinata per circa la metà a coprire la domanda interna. Per aumentarla, sarebbero necessari investimenti ingenti, che ci impegnerebbero per un periodo di tempo non in linea con la tendenza decrescente della domanda di gas in Europa e con i nostri stessi obiettivi di decarbonizzazione.

Ancorare in questo modo la nostra sicurezza energetica all’Algeria presenta poi diversi rischi.

In primo luogo, nel paese permane un profondo malcontento popolare, solo temporaneamente represso grazie alle misure di contenimento della pandemia da COVID-19. Con la crisi alimentare alle porte a causa della guerra in Ucraina, l’Algeria, così come l’intero Nord Africa, potrebbe essere presto scossa da nuove ondate di protesta.

In secondo luogo, l’economia algerina è dipendente dalla rendita da oil&gas, che rappresenta circa un terzo del Pil e la quasi totalità delle esportazioni. Questa rendita viene utilizzata per sostenere la spesa pubblica che, in un’economia scarsamente differenziata, consiste perlopiù nell’elargizione di sussidi allo scopo del mantenimento della pace sociale.

Questo sistema è però vulnerabile alla volatilità dei prezzi: i prezzi bassissimi di petrolio e gas fino all’autunno 2021 hanno messo in difficoltà le casse algerine, rendendo difficile per il governo sostenere la spesa pubblica per i sussidi – 17 miliardi di dollari solo nel 2020 – da cui dipende la stabilità del paese. Il rialzo dei prezzi dell’energia dovuto alla ripresa post-pandemica e allo scoppio della guerra in Ucraina ha offerto un salvagente al governo, ma la crisi è solamente rimandata.

Sul medio-lungo periodo, la drastica riduzione dell’import europeo di gas metterà fine a questo sistema basato sulla rendita. Se non gestito e accompagnato, questo processo rischia di dare origine a instabilità.

Infine, ma non ultimo, vi è la profonda fragilità dell’Algeria e dell’intera regione mediterranea di fronte al cambiamento climatico. Gli ultimi due rapporti IPCC hanno rimarcato la necessità di mettere in atto fin da subito strategie di riduzione delle emissioni e di adattamento agli impatti del cambiamento climatico, che potrebbero rendere la regione inabitabile o dare origine a conflitti per le risorse. Ancora una volta, le conseguenze si farebbero sentire anche in Europa, a partire dall’Italia, esposta in prima linea.

La cooperazione

Alla luce di questi elementi, la cooperazione “sul breve, medio, e lungo periodo” tra Italia e Algeria dovrebbe assumere la forma di una partnership per la transizione dal gas all’energia pulita: con un aumento fino al 20 per cento delle rinnovabili nel mix elettrico, si “libererebbero” per l’esportazione 3,7 bcm di gas, a cui si potrebbero aggiungere circa 10 bcm di gas recuperati attraverso la cattura del "gas flaring” (il gas di scarto bruciato), per un totale di 13,7 bcm. In questo modo, Italia ed Europa otterrebbero quote aggiuntive di gas per diversificare le forniture dalla Russia, mentre l’Algeria otterrebbe maggiori ricavi, da utilizzare per avviare la diversificazione dell’economia.

Per fare questo sono necessari investimenti. L’Italia dovrebbe supportare la creazione di una piattaforma per la giusta transizione, a guida algerina, per coordinare il sostegno finanziario bilaterale, europeo e multilaterale alla transizione.

Questo approccio permetterebbe di rispondere al contempo all’emergenza energetica e climatica, di porci al riparo dall’instabilità presente e futura e costruire al contempo una nuova leadership italiana nel Mediterraneo.

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