Entro fine aprile il governo Draghi presenterà alla Commissione Europea la nuova bozza per il Pnrr (Recovery Fund). Tra gli obiettivi del quadro europeo ed inseriti nella proposta in discussione al Senato emerge un forte investimento verso la digitalizzazione della pubblica amministrazione, assieme ad incentivi alla digitalizzazione delle imprese, entrambe componenti essenziali per rilanciare la crescita italiana.

Tuttavia, al momento, nel piano non viene fatto alcun riferimento esplicito rispetto ad investimenti relativi all’intelligenza artificiale, che invece potrebbe essere una delle chiavi di volta della transizione digitale.

Negli ultimi tre anni, l’Italia aveva intrapreso una strada virtuosa tramite una serie di iniziative nel piano coordinato dell’Unione Europea su IA, che avevano portato a luglio scorso alla pubblicazione di una Proposta di Strategia Nazionale, al quale, però, non si è dato alcun seguito. L’assenza di una strategia per l’Intelligenza Artificiale in Italia, tradotta anche nel Pnrr, farebbe perdere all’Italia un’occasione rarissima per recuperare competitività. 

Le prime iniziative di IA 

Recentemente, l’Italia ha già provato ad introdurre funzionalità relative all’intelligenza artificiale, anche nella pubblica amministrazione. Al di là della nota debacle dell'algoritmo de ‘La Buona Scuola,’ che nel 2016 sbagliò a reindirizzare gli insegnanti ai nuovi posti di lavoro, altre funzionalità di intelligenza artificiale oggi vengono usate da diverse città italiane, tra cui Milano, per predictive policing (ovvero l’utilizzo di algoritmi per prevedere i crimini), dall’Agenzia delle Entrate, a contrasto dell’evasione fiscale attraverso controlli incrociati che guardano anche all'attività sui social media, e stanno prendendo piede anche nel contesto giudiziario a supporto delle attività dei tribunali. Queste iniziative sono, tuttavia, esperimenti isolati e non inseriti in un piano generale che ne regolamenti l’utilizzo e la progettazione.

Manca una strategia 

Queste prime applicazioni da parte della pubblica amministrazione operano in contesti delicatissimi, ed a livello internazionale il dibattito è molto acceso su come l’applicazione dell’intelligenza artificiale in questi settori possa creare forti diseguaglianze e perpetuare ingiustizie pre-esistenti.

Per evitare errori futuri nel disegno dell’Italia digitale, il governo deve innanzitutto completare l’adozione di una precisa strategia per l’Intelligenza artificiale, un documento unico che coordini e regolamenti le iniziative già esistenti e proponga una visione per il futuro.

La proposta di strategia dello scorso luglio, ad oggi, non ha portato ad alcun impegno definitivo da parte del governo. Vista la criticità dei settori in cui la pubblica amministrazione ha introdotto algoritmi di intelligenza artificiale, è fondamentale che il piano strategico generale renda trasparenti queste iniziative e inserite in un Sistema Paese. 

L’introduzione di una strategia definitiva renderebbe anche più semplice il rilancio del Paese con il Recovery Fund. La situazione attuale trova l’Italia inesorabilmente indietro nei confronti della competizione mondiale nel settore di IA.

Uno degli indici più significativi è il Global AI Vibrancy, sviluppato dai ricercatori dello HAI Institute di Stanford, e già considerato esplicitamente nella proposta di strategia pubblicata dal Mise in luglio 2020. L’indice utilizza 22 indicatori di competitività nel settore dell’intelligenza artificiale, tra cui la produttività scientifica e la penetrazione delle competenze di IA nel settore privato. Tra i 26 paesi considerati, l’Italia si trova al 20esimo posto, invariato negli ultimi cinque anni, e davanti solo alla Spagna tra i partner europei.

Forti investimenti sono necessari per colmare questo ritardo, e tali investimenti porterebbero, visti gli incrementi di produttività possibili grazie all’intelligenza artificiale e la versatilità delle sue applicazioni, a crescita in molti settori. Un investimento in competenze digitali per le donne, inoltre, aiuterebbe a colmare, almeno in parte, il divario di occupazione femminile in Italia, che è per altro un obiettivo esplicito del Recovery Fund.

Senza una strategia nazionale che impegni il governo con obiettivi specifici, nel rispetto del piano dei diritti a livello europeo, e con una visione per il futuro, l’Italia continuerà ad essere in ritardo nel contesto internazionale, e ad inserire strumenti di IA isolati, con poca trasparenza, senza riformare il Sistema Paese.

La promessa del Recovery fund, invece, è quella di creare un’Italia (e un’Europa) più forte, competitiva, e moderna, e l’Intelligenza artificiale potrebbe essere l’arma vincente. L’Italia non può perdere questa occasione. 

© Riproduzione riservata