il caso rittenhouse

Kyle è stato assolto. Ma chi ha armato la sua mano resta colpevole

  • Kyle è stato processato secondo le regole della giustizia americana ed è stato assolto. Secondo la corte ha agito per legittima difesa. Hanno fatto testo le riprese di quel giorno. Lui col fucile, lui che spara, poi fugge inseguito, si gira, spara di nuovo e uccide.
  • Ma Kyle? Chi ha messo quel fucile semiautomatico nelle mani di un adolescente perturbato o, forse, semplicemente immaturo e imbottito di teoremi sciagurati circa il diritto a uscire di casa e liberare il mondo da pessimi arnesi di una umanità avariata?
  • Il tema riguarda non il reo (o presunto tale). No, investe il o i mandanti, compresi cultura, linguaggi, ideologia che sulla vita e sulla mente di Kyle, e non solo sulla sua, qualche influenza l’hanno avuta.

La telecamera lo coglie col labbro che trema, come i bambini un istante prima di piangere, i lineamenti sono quelli dell’adolescenza, il viso è paffutello, nessun segno di barba, mostra l’età che ha, maggiorenne da poco. Neppure a farlo più grande basta l’abito serio, la cravatta annodata, una giacca fuori ordinanza per chi a tutti gli effetti è un figlio del nuovo millennio. Fatti due calcoli dev’essere nato nel 2003, vuol dire che l’11 settembre al più glielo hanno raccontato. Si chiama K

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