Dalla “safe area” di Srebrenica alla “città umanitaria” di Gaza sono trascorsi trent’anni. Eppure siamo ancora qui, nonostante l’evidenza della storia, a dover fare i conti con la miscela di odio identitario e violenza primitiva che si chiama nazionalismo. A Srebrenica abbiamo seppellito senza troppi rimpianti l’universalismo dei diritti e le sue istituzioni. Ma adesso, cosa può salvarci dai nazionalismi che nascono dovunque se non una nuova campagna a difesa dell’universalismo?
Marko Perković Thompson è un nome sconosciuto. È un cantante croato nostalgico della storia filonazista del suo paese. Il 5 luglio si è esibito a Zagabria davanti a 500mila persone e con l’appoggio del primo ministro. Sono tanti, ma non tantissimi si direbbe. Ma se si confrontano con il totale della popolazione croata siamo di fronte al concerto forse più popoloso di tutti i tempi. 500mila persone su meno di quattro milioni di cittadini. È immaginabile pensare che un numero così alto di cittadin



