Si è detto molto, e come vedremo a sproposito, della grande generosità dei milionari e dei miliardari e delle imprese durante la prima ondata di pandemia. Come spesso accade, la sensazione provocata dalle cifre donate (che in assoluto a chi ricco non è sembrano enormi da nomi altrettanto enormi per popolarità) ha fatto prevalere la narrazione che i ricchi più o meno famosi siano stati in questi mesi difficili di una generosità straordinaria.

Il report di una delle più importanti casseforti per ricchi che esistano al mondo, la banca svizzera Ubs, ci fa comprendere che la realtà dei fatti è decisamente diversa dalla nostra percezione.

Ubs da 15 anni produce un rapporto annuale sui miliardari nel mondo, e l’ultimo sfornato si concentra sugli effetti del Covid sullo stato della ricchezza planetaria. Per questo l’analisi arriva fino al luglio di quest’anno, mentre normalmente comprende 12 mesi, da un aprile all’altro.

Secondo Forbes, infatti, a marzo c’erano 2.095 miliardari, 58 in meno dell’anno precedente, in aprile, secondo Ubs, erano 2.058, con un trend che fino a quel momento sembrava - come era lecito aspettarsi - in netto calo.

Poi evidentemente qualche cosa è cambiato, e c’è chi sulla pandemia ha costruito immense fortune: al 31 luglio, i miliardari erano diventati già 2.189, uno in più dell’anno precedente.

Mentre la classe media affondava nella pandemia, mentre in Italia e nel mondo si sviluppava una solidarietà dal basso con la distribuzione di pacchi alimentari auto-organizzata perché soprattutto i lavoratori precari hanno perso persino la possibilità di mettere qualche cosa in frigorifero, 131 persone sono diventate neomiliardarie in soli quattro mesi. Se arriviamo a oggi, prendendo i dati di Forbes, i miliardari sono diventati sono 2.281, di cui 41 in Italia.

Secondo Ubs, chi ha guadagnato di più nei mesi della pandemia sono principalmente gli imprenditori del settore sanitario, tecnologico e industriale.

La ricchezza di chi possiede le leve dell’industria farmaceutica è cresciuta del 50,3 percento (circa 660 miliardi di dollari) mentre la ricchezza di chi utilizza la tecnologia - come Amazon, Facebook o Apple - è cresciuta del 42,5 percento. Quelli che hanno perso di più invece sono imprenditori nel campo ambientale e sociale.

Le donazioni dei miliardari

I megaricchi  - ci dice poi Ubs - durante la pandemia hanno speso in beneficenza come mai nella storia. In particolare, 209 multimiliardari hanno, donato circa 7,2 miliardi di dollari (più o meno 6 miliardi di euro) per sostenere la lotta al Coronavirus.

I più munifici negli Stati Uniti, dove tradizionalmente è più diffusa la beneficenza anche grazie a potenti leve fiscali, le donazioni sono ammontate a 4,6 miliardi mentre la Cina conquista il secondo posto nella classifica con “soli” 670 milioni.
Regalie per acquistare dispositivi di protezione, per sostenere fondazioni o organizzazioni non governative, per aiutare ospedali e persino per ospitare personale sanitario negli hotel.

Molto generosi? In realtà molto meno di quanto sembri. Non solo perché le donazioni sono nella maggior parte dei casi detraibili dalle tasse che si dovrebbero comunque pagare, ma anche perché se si fanno le dovute proporzioni, si può osservare che le donazioni dei multimiliardari sono state appena lo 0,068 percento delle loro ricchezze.

Se si potessero fare delle proporzioni esatte ma anche solo guardando come sono andate le iniziative di solidarietà nel mondo, si scoprirebbe che come sempre sono i più poveri ad aver donato di più.

Il rischio per i megaricchi

Forse qualche cosa sta finalmente cambiando, perché megaricchi temono un considerevole aumento delle tasse sui patrimoni o sugli scambi finanziari nell’immediato futuro. Secondo il rapporto Ubs, basato su centinaia di interviste individuali a superricchi, metà di loro si aspettano che, poiché sono aumentate moltissimo le spese dei governi per fronteggiare la pandemia, ci sarà un incremento dei prelievi fiscali.
L’Europa ha approvato un piano di sette anni che prevede investimenti di contrasto alle conseguenze del Covid per circa 2.364 miliardi di euro, circa 338 miliardi all’anno. Nelle ultime 24 ore, secondo le statistiche di Forbes, un signore cinese di miliardi ne ha guadagnati più di 1800.
«Se una libera società non può aiutare i molti che sono poveri, non dovrebbe salvare i pochi che sono ricchi». Lo diceva Winston Churchill, non Ernesto Che Guevara.

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