Cosa unisce l'emendamento Salva Mediaset, gli errori di Bafin, la Consob tedesca, la campagna della banca centrale tedesca contro la Bce e l'opposizione dei “Quattro di Visegrad” (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Cechia) alla Ue? Come nel gioco della Settimana Enigmistica, solo unendo i puntini appare il disegno: quando la situazione le impone di ampliare la sua azione, la Ue è sotto scacco su più fronti.

Il parlamento soccorre Mediaset in una contesa commerciale contro uno speculatore suo socio, il francese Bolloré; l'emendamento va criticato a difesa delle regole europee, non per ostilità a un'impresa ormai marginale in un mondo in frenetica evoluzione, tanto meno per aiutare Bolloré.

Questi chiede alla Ue di fermare la manovra, che vuole far partire un'operazione cui si frappone una sentenza della Corte europea di giustizia (Ceg). È vero, la Francia i “suoi” li difende e pesa molto a Bruxelles, ma la nostra difesa è nelle regole comuni; agiamo contro chi le viola.

Il puntino successivo riguarda i rapporti fra vigilanti nazionali ed europei. In un rapporto per la Commissione Ue, l'European Securities Markets Authority (Esma) critica la condotta di Bafin nello scandalo Wirecard, colosso dei pagamenti di Monaco, emerso per una serie di articoli del Financial Times (assai dubbiosi sui conti Wirecard) ignorati da Bafin per cinque anni.

Per Esma, Bafin doveva approfondire, anziché perseguire il giornale per diffusione di false notizie. Esma rileva la confusione di ruoli fra vigilanti tedeschi e l'eccessiva dipendenza di Bafin dal governo - informato in anticipo sulle misure allo studio – e la scarsa vigilanza sui propri dipendenti, che in Wirecard avevano investito. Bafin, dietro la lavagna, non mancherà di marcare il territorio.

Qualcosa di simile, puntino successivo, alla sorda lotta della Bundesbank contro la politica monetaria della Bce, ove è prima partecipante. Bundesbank ha sollevato il caso alla Corte Costituzionale di Karlsruhe; quando questa l'ha smistato alla Ceg, ammettendone a collo storto la  competenza, ha ancora testimoniato contro la Bce. Quando poi la Ceg ha ritenuto infondato il caso, Karlsruhe, non paga di definire sempre quella politica estranea ai poteri Bce e sproporzionata, ha accusato la stessa Ceg di essere andata oltre i suoi poteri!

La pronuncia tedesca è grave non tanto per le conseguenze immediate (probabilmente non rilevanti) quanto per il futuro. Bundesbank non parla, in attesa della prevista revisione strategica della Bce, ma il fuoco cova sotto la cenere. Non si tratta solo del tema, essenziale, di come va gestita la Bce, unica entità realmente comunitaria della Ue, ma soprattutto di come si disegnano i confini fra Stati nazionali e Ue, e di quali poteri spettino al centro.

L'ultimo puntino riguarda i “Quattro di Visegrad”, cui ora s'è unita la Slovenia. La presidenza tedesca della Ue propone che il Next Generation Eu sia riservato a chi rispetta il primato della legge (rule of law), con decisione del Consiglio Europeo a maggioranza qualificata, non più all'unanimità.

I cinque bloccano il processo, sostenendo che la decisione spetta ad un'entità cui ci si possa appellare, forse la Ceg. Argomento vergognoso, per l'ovvia natura politica di una decisione in cui si faranno valere e perché viene da chi a casa sua predica il predominio dei politici, eletti dal popolo, sui giudici. 

Quando appare tutto il disegno,“Salva Mediaset” non solo non è giusto perché viola la legge europea; è un errore perché, in una partita decisiva, ci schiera con chi ostacola la Ue, nella parte di campo contraria alla nostra storia e ai nostri interessi. 

© Riproduzione riservata