- Il nuovo Dpcm sancisce per tutto il territorio nazionale misure più stringenti di quello precedente. Il tempo perso, anche in termini di carente digitalizzazione, comporterà conseguenze negative ad esempio per il lavoro nelle pubbliche amministrazioni e la didattica a distanza.
- Alcune disposizioni, che riprendono regole adottate nella “prima ondata”, mostrano che l’esperienza ha insegnato poco nulla in tema di certezza del diritto. Peraltro, si prosegue con nuove “forti raccomandazioni”.
- Il Paese è diviso in tre aree di rischio. Se è apprezzabile vi siano misure diverse per situazioni differenti, si nutrono dubbi sulla pretesa oggettività del meccanismo per cui una regione rientra nell’una o nell’altra fascia.
È arrivato il nuovo Dpcm, preannunciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Parlamento. Per tutto il territorio nazionale - al di là di specifiche situazioni di rischio di singole regioni - sono previste restrizioni maggiori di quelle sancite dal decreto del 24 ottobre. Tra le altre cose, la capienza nei trasporti pubblici è ridotta dall’80 al 50 per cento, nonostante la ministra dei Trasporti De Micheli avesse assicurato che la capienza precedente rendesse impossibile i contagi. Res



