Storie eterosessuali. Un amico, divorziato da anni e con una figlia, mi racconta di come ogni tanto la ex moglie gli telefoni. Il pretesto è parlare dell’unico interesse in comune che hanno ormai: la figlia e le decisioni da prendere come genitori.

Il loro è stato quello che si definisce un brutto divorzio, lui ha subìto il tradimento, lei ora vive con l’altro uomo. E lui si è rifatto una vita, oggi sta con una donna che ama, ed è felice, anche se continua a nutrire risentimento nei confronti della ex moglie. Un risentimento che però nasconde bene, perché non vuole mai e poi mai riaprire certe ferite: cerca di tutelarsi.

Perciò quando lei gli telefona lui si mostra gentile, non raccoglie la minima provocazione. E lei gli parla della figlia, ma spesso poi vira verso altri argomenti, o meglio, verso un unico argomento: sé stessa e la propria esistenza. Ho fatto questo e quello, per questo e quel motivo. Sono brava?

L’ultima volta che l’ha chiamato gli ha detto una cosa che è stato difficile ascoltare senza esplodere di rabbia: «Sai, l’altro giorno nostra figlia mi diceva di essere contenta del liceo che, nonostante i dubbi, ha deciso di frequentare. Allora ho pensato all’idea di essere contenti delle scelte fatte. Anch’io, in fondo, sono contenta: anni fa ho deciso di sposare te, poi le cose sono andate come sono andate… Ma se non ci fossi stato tu nella mia vita, oggi non avrei questa figlia straordinaria».

Nonostante tutto

La frase non è inusuale, cioè non è la prima volta che raccolgo questo genere di racconto. Il racconto del tipo «Nonostante tutto, sono felice che esista il padre (o la madre) dei miei fantastici figli, perché senza di lui (o di lei) non avrei, per l’appunto, questi fantastici figli».

Sicuramente ho sentito questo racconto almeno quattro o cinque volte, di persona, e innumerevoli volte l’ho sentito risuonare nei discorsi riportati da altri. È un tipo di costruzione mentale che in genere passa per avere una qualità morale: dopo i tradimenti e i torti, il rancore fra due persone che non si amano più poteva essere eterno, ma nel tempo ha lasciato spazio alla soddisfazione reciproca che deriva dal riconoscere la meraviglia dei figli avuti.

Non è un segno di grande maturità esistenziale? Non so. Il mio amico non ha risposto alla ex moglie, ha cambiato argomento. Ma ha avuto la forte tentazione di mandarla a quel paese.

Il corpo

Cambiamo storia (sempre eterosessuale). Un uomo osserva la moglie e pensa una cosa che non si può dire: «Il corpo di mia moglie non è più quello di una volta, certo è ancora attraente, ma niente a che vedere con quello che era a trent’anni, prima di avere figli». Il corpo di lui, invece, è rimasto tutto sommato lo stesso: fortuna genetica, alimentazione corretta, ginnastica.

Eppure anche sua moglie mangia in modo equilibrato e fa ginnastica, solo che lui, fra le altre cose, non ha partorito. Lei sì. La maniera in cui il corpo di lei si è modificato denuncia proprio le gravidanze. Mentre pensa queste cose si sente in colpa, credeva di essere un tipo sensibile, e invece.

Poi il cuore gli si riempie di colpo di tenerezza: «Mia moglie non è più la stessa, va bene, mi attrae di meno, forse non mi attrae più, però è una persona straordinaria nella mia vita, perché il suo fisico di oggi è segnato a causa dei figli straordinari che abbiamo».

Valore morale

Soggetti diversi penseranno cose diverse di queste storie. Ma è difficile negare la loro verità psicologica. Personalmente sento la vena di ridicolo che scorre sotto di esse, ma non è il punto. Di certo è interessante questo meccanismo in base al quale “la persona grazie alla quale hai avuto dei figli” assume una qualità positiva isolabile da tutto il resto (la qualità di averti dato accesso alla genitorialità). Isolabile come fosse un organo del corpo che viene espiantato e donato.

È un tipo di riconoscenza? Di alto o di basso livello? Qualcuno potrebbe notare una reificazione dell’altro. Reificare, sì, cioè trattare l’altro alla stregua di oggetto (colui o colei grazie alla quale ho potuto riprodurmi). Eppure parlo di persone che hanno avuto figli nella maniera che nessuno metterebbe mai in discussione: facendo sesso.

Di rado si polemizza intorno a questi pensieri e a questi meccanismi mentali, difficilmente vengono criticati, e perlopiù sono accolti bonariamente. Ma sono frequentissimi.

In un momento in cui si parla molto di coppie omosessuali e dei loro figli presenti o desiderati, e dell’etica della gestazione per altri, mi sembra interessante suggerire una riflessione sul presunto valore morale superiore delle cose “come si sono sempre fatte”.

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