Ogni posizione politica, si sa, non poggia sul nulla, ma si sviluppa a partire da un determinato retroterra culturale. Ne abbiamo avuto un ulteriore esempio lo scorso 11 ottobre, quando alla convention del partito franchista Vox ha preso la parola Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e del gruppo europeo Ecr, di cui entrambi i partiti fanno parte.

Nell’intervento di Meloni riecheggiano temi cari alla destra sociale, dove lei stessa ha militato da ragazza.

Tesi riemerse con insistenza in questi anni di crisi in cui la globalizzazione si è sostanzialmente tradotta in un impoverimento della classe media occidentale. L’asse dell’intervento della leader di FdI è parso essere la dialettica radicamento/sradicamento al centro dei momenti più bui dello scorso secolo. I riferimenti culturali sono ben identificabili.

Heimat

Non sono passati molti anni dalla pubblicazione dei Quaderni neri di Martin Heidegger, dove è emersa una sinistra convergenza con i deliri antisemiti del regime nazionalsocialista, di cui il filosofo, come risaputo, è stato sostenitore. Le tesi heideggeriane sono note e si legano, come ben dimostrò Donatella Di Cesare in un suo libro edito per Bollati Boringhieri (Heidegger e gli ebrei. I Quaderni neri), al quadro generale del suo pensiero.

Ogni individuo acquista un’identità in relazione al radicamento in un luogo, termine alquanto restrittivo per tradurre il concetto tedesco di Heimat, che non ha solo un significato geografico, ma che «situa» (siamo già in un vocabolario heideggeriano) la persona in un ethos, che comprende geografia, storia, tradizione, lingua.

Bachi da seta

In questo quadro il popolo ebraico diventa l’antitesi di ogni costruzione identitaria, in quanto popolo «sradicato» per eccellenza, segnato da duemila anni di girovagare diasporico.

Immagine certamente non di esclusiva heideggeriana; in Italia la ritroviamo in un filosofo come Julius Evola, tra i massimi riferimenti dell’estrema destra europea nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale e ancora molto popolare in gruppi come CasaPound, Forza nuova e Lealtà e azione.

Soprattutto, però, la troviamo già nei celebri discorsi hitleriani alla birreria di Monaco, da dove è iniziata la scalata alla cancelleria tedesca.

Per Hitler, l’ebreo, in quanto fondatore di una visione cosmopolita ed egualitaria, rappresenta l’antitesi di ogni costruzione nazionale. Ancor di più, colui che, penetrandola, la distrugge dall’interno.

Una volta al potere, Hitler cercherà di rimarcare questa immagine alla base delle politiche di separazione imposte dalle leggi razziali in ogni modo.

Fino a introdurre nelle scuole elementari un programma di cura degli allevamenti dei bachi da seta, perfetta immagine di un gruppo che lavora all’unisono, in cui il singolo è sacrificato agli interessi del tutto.

Compito degli studenti è impedire che questi allevamenti siano infiltrati dai parassiti, che, giunti da chi sa dove, finiscono con l’erodere l’ecosistema dal di dentro. Gli animali infestanti come perfetta immagine dell’ebreo.

Anfibi neri

Caduto il regime nazista, la dialettica radicamento/sradicamento non ha cessato di permeare ambienti politici e culturali. Sopravvive tutt’oggi, spesso maneggiata, senza cura, da precisi partiti, che ancora strizzano l’occhio a movimenti extraparlamentari estremisti, per non dire direttamente eversivi.

Le parole di Giorgia Meloni paiono inserirsi in questo solco. Presentatasi sul palco in tailleur bianco e anfibi da combattimento (in politica anche l’occhio vuole la sua parte), Meloni ha ribadito di sentirsi a casa fra tanti patrioti, dove regna «un’aria di cultura nazionale e orgoglio di storia e identità».

Ribadendo che è proprio «l’identità a costituire il nucleo della loro alleanza come partiti e il principale elemento di confronto del nostro tempo». Aggiungendo poi: «L’identità è il nemico principale della corrente globalista (cosmopolita?, ndr) e tutti noi che la difendiamo siamo l’obiettivo dei passionari del progressismo».

Ma il climax doveva ancora arrivare: «La persona sta subendo un attacco e con essa lo stesso valore della vita umana. Di ciascuna vita umana. Perché ciascuno di noi è portatore di un codice genetico unico e irripetibile».

Del resto, lo insegnava anche Heidegger, non c’è persona senza legame con un suolo. Radicamento e sradicamento, vecchia storia che ha assunto abiti nuovi: quelli di un tailleur bianco con anfibi neri.

 

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