Sapete quanti sono i dipendenti pubblici sotto i 34 anni nella pubblica amministrazione? Soltanto il 2 per cento. Basterebbe questo dato a spiegare perché lo Stato italiano faticherà a gestire i 209,7 miliardi europei di un piano che dovrebbe essere dedicato alla Next Generation Eu, la prossima generazione. Negli ultimi 10 anni gli statali si sono ridotti di 212 milia, abbiamo fermato gli ingressi, i tanti funzionari bravi si sono trovati circondati da colleghi sempre più vecchi, spesso poco motivati, comunque inamovibili, e da un esercito di precari che conta ormai 350mila persone, cui si aggiungono torme di consulenti spesso pieni di conflitti di interesse e secondi fini.

Ci lamentiamo, da cittadini, di avere a che fare con una pubblica amministrazione poco tecnologica, che chiede le nostre generalità e il codice fiscale a ogni interazione, mentre ai nostri cellulari basta da anni l’impronta digitale per accedere a ogni dettaglio della nostra vita. Ma come potrebbe essere diversamente, visto che in media ogni anno lo Stato investe solo 49 euro per dipendente in formazione?

Questi numeri li hanno raccolti alcune associazioni, il Forum delle disuguaglianze, i parlamentari di Movimenta, il Forum Pa. Ma li conosce anche il governo. Sulla diagnosi siamo tutti d’accordo: la pubblica amministrazione non è pronta per elaborare progetti di lungo periodo e visione come quelli del Recovery Fund. Le differenze riguardano la terapia.

Il governo Conte si è convinto che l’unico modo per non lasciare a Bruxelles i fondi europei sia creare una sorta di amministrazione parallela, fatta di commissari straordinari e consulenti a termine, con il supporto di aziende a controllo pubblico interessate a ottenere una fetta dei fondi.

Questo approccio si scontra con due limiti già evidenti: il premier Conte non si fida di nessuno e continua ad affidare tutti i dossier più delicati al solito Domenico Arcuri, commissario all’emergenza Covid. Appena c’è da assegnare un incarico al quale Arcuri non è interessato – vedi il commissario alla Sanità in Calabria – tutto si paralizza. Secondo limite: la pubblica amministrazione parallela che sogna Conte entrerebbe subito in conflitto con la amministrazione reale, quella dei ministeri e delle istituzioni, che si troverebbe svilita e scavalcata, in continue sovrapposizioni di competenze e responsabilità. Un disastro annunciato.

L’alternativa è radicale e richiede uno sforzo titanico, ma ne vale la pena: assumere 500mila giovani nella pubblica amministrazione, attirati non tanto dallo stipendio, ma dalla possibilità di ribaltare il paese e farlo diventare un posto quasi civile. Questa è la proposta del Forum disuguaglianze, di Movimenta e di Forum Pa.

I tempi sono stretti, ma avremmo due benefici se partissimo subito con concorsi rapidi, difficili ma chiari e netti, o dentro o fuori, senza attingere o creare graduatorie di idonei non assunti in perenne attesa. Potremmo tenere in Italia talenti e risorse destinati altrimenti alla fuga all’estero (il blocco dei licenziamenti protegge chi ha un posto chi lo sta cercando) e trasformeremmo la pubblica amministrazione da freno a volano della ripresa. Magari anche i tanti statali che languono nei corridoi di qualche ministero, sognando soltanto la pensione, troverebbero un po’ di motivazione dal contatto con nuove energie.

Non sarebbe certo sufficiente, ma qualunque progetto ambizioso coi fondi europei ha bisogno di gambe e teste per diventare concreto.

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