Oggi il disegno di Putin appare chiaro: invadere l’Ucraina e con una manovra lampo rimuovere l’attuale governo per collocare definitivamente il paese nella sfera di influenza russa.

La capacità di resistenza dell’esercito ucraino, riformato e riequipaggiato dagli occidentali dopo il 2014, è stata sottovalutata, l’esercito non ha deposto le armi come richiesto dallo stato maggiore russo e dopo i primi due giorni di invasione appare evidente che il disegno di Putin non ha per ora funzionato.

Con l’invasione dell’Ucraina Putin pare aver sottovalutato molti “effetti indesiderati”: prima di tutto il ricompattamento dei paesi occidentali e l’isolamento sul piano internazionale, potendo ora contare soltanto sull’ovvio ma cauto appoggio della Cina che certo non gradisce tensioni nel quadro internazionale.

A ciò si unisce l’opposizione interna alla guerra, dimostrata nelle strade e condivisa dalla maggioranza dei cittadini russi, memori del costo in vite umane pagato per le guerre in Afghanistan e in Cecenia.

Un terribile errore

Se la prima richiesta che l’Ucraina non aderisse alla Nato era comprensibile e giustificata e se il successivo ammassamento di truppe al confine poteva essere visto come uno strumento per alzare la tensione, l’invasione è stato un terribile errore.

Putin si trova ora in una situazione da cui non si vede come possa uscire se non scatenando una guerra al centro dell’Europa. Pur eventualmente sconfiggendo l’esercito ucraino sul campo di battaglia, non si vede poi come possa controllare le città ucraine e tutto il paese.

Sembra che Putin, che ha sempre dato l’impressione di un leader realista e pragmatico, abbia perso il controllo sugli effetti delle azioni da lui intraprese. Ventidue anni al potere, in una Russia all’inizio sconvolta e indebolita dai terribili dieci anni eltsiniani, sono un incarico politico molto pesante che certamente ha logorato il presidente russo.

Putin ha governato molto più di Breznev e un po’ meno di Stalin. Sembra ormai che Putin non ascolti molto più il suo entourage. Questa impressione è suffragata dallo svolgimento in diretta televisiva della riunione del consiglio di sicurezza durante il quale tutti i principali esponenti dell’amministrazione russa, a partire dal primo ministro Mishustin insieme al ministro della Difesa Shoighu e al direttore dei servizi segreti Naryshkin sono stati costretti a un imbarazzante rituale al limite del grottesco, obbligati ad esibire un’ubbidienza degna di altri tempi.

Anche l’organizzazione scenica della riunione – Putin dietro un grande tavolo, distante dai suoi interlocutori che sembravano scolaretti a cui impartire una dura lezione – mostra un distacco profondo fra il presidente e gli alti gradi dell’amministrazione.

È ormai evidente che la traiettoria storica di Putin, al di là delle riforme istituzionali prese recentemente, stia per concludersi. Il problema è come avverrà la successione e quali saranno i gruppi di interesse che si alleeranno o si scontreranno all’interno della società russa. Non sarà un periodo facile né per la Russia né per l’Europa né per il mondo.

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