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La trasparenza che manca nella classificazione delle regioni

LaPresse LaPresse/Nicolo' Campo
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  • L’ultimo Dpcm sovverte il paradigma delle decisioni rispetto alla “prima ondata”. Le restrizioni sono modulate per gradi di rischio, differenziate per regioni, variabili nel tempo, al mutare della classificazione di ogni regione.
  • Tuttavia, manca piena trasparenza sull’algoritmo di valutazione del rischio e su elementi dei dati di monitoraggio. Pertanto, non si può verificare la correttezza della classificazione e, quindi, la proporzionalità delle restrizioni rispetto alla condizione sanitaria.
  • Non basta consentire l'accesso ai dati del monitoraggio, se non si fa piena trasparenza sull’intero sistema decisionale. Un processo opacamente discrezionale non può dirsi oggettivo.

La gestione della “prima ondata” Sin dall’inizio della pandemia, le misure di contrasto al virus hanno comportato limitazioni a diritti e libertà costituzionali. Ma lo stato di diritto non può essere travolto dallo stato di emergenza. I principi di proporzionalità, idoneità e necessarietà vanno sempre rispettati quando si comprime la sfera personale. Ogni restrizione va commisurata alla gravità della situazione su cui interviene; dev’essere adeguata al fine cui è indirizzata e la meno penal

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