- L’ultimo Dpcm sovverte il paradigma delle decisioni rispetto alla “prima ondata”. Le restrizioni sono modulate per gradi di rischio, differenziate per regioni, variabili nel tempo, al mutare della classificazione di ogni regione.
- Tuttavia, manca piena trasparenza sull’algoritmo di valutazione del rischio e su elementi dei dati di monitoraggio. Pertanto, non si può verificare la correttezza della classificazione e, quindi, la proporzionalità delle restrizioni rispetto alla condizione sanitaria.
- Non basta consentire l'accesso ai dati del monitoraggio, se non si fa piena trasparenza sull’intero sistema decisionale. Un processo opacamente discrezionale non può dirsi oggettivo.
La trasparenza che manca nella classificazione delle regioni
09 novembre 2020 • 17:34Aggiornato, 09 novembre 2020 • 19:22