Il nuovo presidente Usa, Joseph R. Biden, porta aria nuova anche in finanza. A Natale era uscito il presidente della Securities & Exchange Commission (Sec), Walter J. Clayton; all'organo di controllo dei mercati finanziari andrà ora Gary Gensler.

Clayton veniva dalla consulenza legale alle corporation. Nel suo mandato ha ridotto le incombenze delle quotate e limato le unghie, sia ai consulenti che influenzano i voti nelle assemblee, sia agli investitori “attivisti”; si va da chi spulcia i conti e, se trova falle, le espone al pubblico, a chi vuol spodestare Ras tirannici destinati a far danni, fino a chi punta su un titolo per dar fastidio e uscirne ingrassato.

Gensler è un prodotto delle “porte girevoli”; dirigente a Goldman Sachs, poi con Robert Rubin, Segretario al Tesoro di Clinton, inviato infine da Obama a presiedere la Commodity Futures Trading Commission.

Il suo “peccato originale”, la provenienza da Goldman Sachs, non piacerà alla sinistra democratica, ma la scelta promette bene, anche per noi. E la sua nomina piace alla senatrice democratica Elizabeth Warren, nemica degli eccessi della finanza.

Dopo il 2008 gli Usa hanno imbrigliato quegli eccessi, vietando con la legge Dodd-Frank le scommesse truccate, stile “se va bene guadagno, se va male perdi”. Gli operatori del settore han però reagito con infinite richieste di precisazioni.

La legge è stata infarcita di minute prescrizioni, fino a svuotarla. Trump ha concluso l'opera. La nomina di Clayton non era adatta alla Sec “avvocato degli investitori", solo un po' meglio di altre, come quelle di un lobbyista del carbone all'Environmental Protection Agency; la volpe a guardia del pollaio.

È vero, Gensler ha lavorato con Rubin alla deregolamentazione che, sotto la pressione dell'industria finanziaria, l'ha sciolta da molti vincoli, anche esentando da vincoli i Credit Default Swap, alla radice della crisi perché permettono a chi non è creditore di assicurarsi contro l'insolvenza del debitore. Priva di freni la finanza è deragliata, gli eccessi Usa si sono ripercossi nel mondo con uno tsunami; l'Italia non è ancora tornata al Pil del 2008!

Le lezioni della crisi

Gensler è  un bracconiere fatto guardiacaccia; appresa la lezione della crisi, metterà le redini alla finanza che pretende di non essere serva, ma padrona del sistema. Preoccupa che divori una fetta troppo grossa del prodotto lordo. Fior di ricerche ne segnalano il peso eccessivo e distorsivo, da cui deriva il peso politico; le sue grandi risorse influenzano il dibattito Usa in modo sproporzionato rispetto alla sua funzione civile.

Aveva ragione il consulente finanziario di Obama, Paul Volcker, ex presidente della Federal Reserve, a definire il Bancomat l'ultima innovazione finanziaria utile ai cittadini. Le applicazioni dell'intelligenza artificiale aprono ora alla finanza nuove strade e nuove minacce; su miliardi di transazioni, anche un centesimo conta.

L'idea che le imprese esistano solo per remunerare gli azionisti, Vangelo di certa finanza, ha fatto gran danni. Alimenta il riacquisto di azioni proprie, volto a ingrassare i guadagni dei grandi capi; i 74 milioni di voti di Trump sono un avvertimento pesante.

Quanto avviene là influenza anche la Ue, sola grande entità politica guardinga sulla sparizione dei vincoli alla finanza negli ultimi 40 anni; onde una serie di norme europee anche sulla retribuzione dei banchieri, come il limite di 1-1 fra paga fissa e bonus. Sorpresa: in finanza la paga fissa è salita ben più che negli altri settori.

La nomina di Gensler rafforzerà chi in Europa chiede una finanza partecipe dello sforzo comune, non succhiaruote. Secondo uno studio di qualche anno fa, cui partecipò anche la Harvard University, un dollaro pagato a un ricercatore mediamente ha effetti sul Pil superiori di quasi dieci volte a quelli di un dollaro pagato in finanza.

È un difficile gioco di equilibri, essa è essenziale, non va demonizzata, nemmeno sciolta da ogni vincolo comune. Se sarà il “Paese Guida” a guidare, lo sforzo dell'Europa per una finanza che serva a tutti avrà successo.

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