La felpa del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ad Anchorage e la nostalgia per il periodo della Guerra fredda, quando l’Unione sovietica e gli Stati Uniti erano le uniche due superpotenze sulla scena mondiale: un tarlo che consuma il Cremlino da quando l’impero sovietico si è sgretolato
Molti hanno avuto un sussulto quando il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov è atterrato ad Anchorage, in Alaska, per il vertice Trump-Putin, sfoggiando un maglione con la scritta Cccp, acronimo cirillico dell’Unione sovietica. Ovviamente, non è stato un caso. Ma cosa sperava di trasmettere con quel gesto? Il messaggio di Lavrov, presumibilmente, era che la Russia di oggi è grande e potente come un tempo lo era l’Urss, e che Vladimir Putin ha restituito al suo paese lo status di superpote



