Conte vuole costringerci «a ogni costo» a passare in famiglia il 25 dicembre, fonte di senso e di traumi mai rimossi. È la carota che offre la politica per scaricare le proprie incertezze su un rito che in teoria dovrebbe rassicurarci
- René Girard, filosofo francese, sostiene che il rito non sia che la ripetizione, sublimata, di un sacrificio ancestrale e in quanto tale liberatoria, proprio nel suo essere forma.
- Oggi la ripetizione e l’incertezza assumono nuove forme, quasi scambiandosi il ruolo, o meglio elidendosi a vicenda. L’incertezza diventa ripetizione quotidiana, attraverso la democrazia rappresentativa.
- I limitatori di incertezza sono, per definizione, i governanti. E nell’agire e nel dire del presidente del Consiglio, tutto è contraddizione. Il Natale sarà la vostra carotina, il sacrificio siete voi, se non ve ne siete accorti.
Tutto è psicologia, scriveva alla fine del suo libro più intenso e doloroso Franz Kafka. Chiunque si illuda di sfuggire a sé stesso, scrivendo, non fa che confermare il semplice postulato del grande scrittore. Non sfuggirò certo io, seppur celando qui i traumi ripetuti che hanno prodotto in me le feste comandate. Dunque quel che segue andrebbe letto con pietas da tutti coloro che hanno trovato nel rito la lucetta della consolazione. E a loro è dedicato, beati. Nel suo La violenza e il sacro,



