I comportamenti passati di chi guida un partito possono predirne la condotta futura meglio dei programmi elettorali, simili ormai a menù della trattoria “Al pasto gratis”. Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia, ha costruito abilmente il profilo della Sorella saggia ma fresca, di cui puoi fidarti. Questo incantesimo politico va spezzato prima del voto, anziché lasciarlo spiegare i suoi mali effetti dopo.

Meloni è giovane, ma navigata come pochi nel laghetto politico; la sua storia è un libro aperto per chi voglia leggerlo. La continuità ideale con l'obbrobrio fascista, rivendicata sin nel simbolo della Fiamma, preoccupa per le ricadute su scelte decisive nella Ue, che Roma ha sempre influenzato “da dentro”.

Meloni non vuole, bontà sua, tirarcene via; la vorrebbe però plasmata sulle sue idee, un'Europa delle Patrie, ognuna per sé “a casa propria”. Le sfugge che la nostra casa è ormai l'Europa; fra guerra, caro-energia, pandemia, emergenza climatica, occorre unirsi contro gli shock esterni.

Le parole suadenti non superano decenni di storia. A parte Forza Italia, piccolo socio aggregato, la nostra destra sta con chi vìola i principi della Ue; non vota la risoluzione del parlamento europeo che condanna l'illiberale Ungheria di Viktor Orbàn, sodale di Meloni.

La Commissione gli blocca fondi per 7,5 miliardi perché nega la primazia del diritto Ue, cardine dei Trattati, e Meloni ha proposto nel 2018 una revisione costituzionale che la subordina alla legge nazionale; cosa farebbe, la “sua” Italia nelle prossime puntate di una storia che dura da lustri e ancora durerà? Secondo voi starebbe con la Ue e i Trattati, o appoggerebbe Orbàn?

A Karlsruhe la Suprema Corte contesta alla Corte Europea di Giustizia sentenze ritenute difformi dalla costituzione tedesca. È dinamite politica questa, meglio tener lontana la Fiamma.

Cosa pensa la Sorella d'Italia della politica estera e di difesa comune che doterà la Ue di forze proprie?

La Germania al riarmo andrà comunque; ci conviene che quei piani siano scritti in tedesco?

Roma vuole abolire il diritto di veto degli stati in Consiglio europeo, freno tirato sul treno Ue. Se vincesse, Meloni manterrebbe la storica linea o si aggrapperebbe al veto imboccando il binario morto?

La forza delle cose dovrebbe frustrare gli sforzi di chi vuol ridimensionare la Ue per tramutarci in bisbetici soci di un club senza regole, ove prevarrebbero i più forti; non siamo noi.

Non butteremo via dignità e storia perché infatuati di un prodotto ben incartato che pare nuovo, ma è stantio e tossico; troviamo piuttosto gli alleati giusti per promuovere l'interesse europeo, coincidente col nostro perché definito anche da noi, che l'Europa politica l'abbiamo fondata.

Bisogna avvertire il soffio del destino, quando ci passa accanto.

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