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Le tre cose da fare subito dopo la sconfitta

  • C’è una leader in sella che rivendica discontinuità. Ma un partito non si regge su una logica maggioritaria. Ha bisogno di cercare sempre la sintesi migliore tra le idee e le proposte che quella comunità è in grado di produrre.
  • Recuperiamo l’anima del migliore centrosinistra di questi trent’anni, la spinta dal basso generata dal primo Ulivo di Romano Prodi e Walter Veltroni. Allora furono i “Comitati per l’Italia che vogliamo”. Non si può ripartire dall’attesa beckettiana di piazze e palchi dove Conte accetti di salire in compagnia del Pd- Senza una larga alleanza sociale e culturale, l’alternativa è lontana.
  • Il Pd, tra i pochi partiti rimasti a presidiare un po’ di territorio, non ha di che pagare le spese per aprire le sue sedi. Il disegno inquietante della destra si contrasta restituendo la politica al popolo

La sconfitta è netta, severa. Per reagire senza rimuoverne i motivi e con lo spirito di chi vuole rialzarsi diamo per acquisito ciò che lo è: Elly Schlein è lì da tre mesi, queste amministrative le ha ereditate nella confezione, la destra sa coltivare una classe dirigente anche sul piano locale, soffia forte un vento europeo della reazione che da Helsinki scende su Atene, Madrid e Barcellona, il governo nazionale fortifica un’alleanza che si presenta compatta nei comizi (nonostante si detestino

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