All’attenzione della direzione di Domani Editoriale, come Fridays For Future Italia, sembrerà quasi superfluo dirlo, fin dalla nascita della redazione di Domani abbiamo avuto un buon rapporto politico, e con il passare del tempo anche umano e di condivisione tanto di contenuti, quanto di battaglie.

Siamo consapevoli delle difficoltà del mondo dell’informazione e sappiamo che i giornali debbano pur stare in piedi, a maggior ragione le realtà meno grandi, come Domani.

Ci è però molto dispiaciuto notare che quello che riconosciamo essere uno dei giornali più attenti alla questione climatica decida di avere come sponsor di un evento incentrato sulla crisi climatica e sul futuro, alcuni tra coloro che stanno attualmente finanziando la prima e minando il secondo. 

Il nostro ruolo di movimento ci impone di inchiodare la politica alle sue responsabilità, ma anche voi, come giornale, avete la responsabilità di informarci su chi è causa di questo problema, come spesso fate con serio giornalismo d'inchiesta e senza sconti, attraverso scelte come la collaborazione con realtà quali Recommon o come quella di porre la giustizia climatica al centro del racconto di Cop27.

Per continuare ad evidenziare necessità e responsabilità serve un’informazione libera dai legami con fossile, come dimostra il noto caso del Guardian.

Ci appare superfluo elencare le problematiche di questi attori del capitalismo fossile e bellico italiano perché sappiamo che le conoscete meglio di noi.

Parteciperemo anche noi, con un nostro attivista, all’evento della due giorni, ma sapete quanto noi che l’ultima cosa di cui questi attori hanno bisogno è darsi una ripulita di verde senza affrontare in maniera integrale le loro responsabilità. 

Pertanto, vi chiediamo di interrompere qualunque partnership con aziende nemiche della lotta non solo alla crisi climatica ma anche del rispetto dei diritti umani e della pace.

L3 attivist3 di Fridays For Future Italia


Care amiche e cari amici dei Fridays, a ciascuno il suo mestiere: voi siete attivisti e fate molto bene il vostro, noi siamo un giornale, non dei militanti. Il nostro ruolo è informare, e l’informazione – a differenza della militanza – ha un costo e, come tutto, deve essere sostenibile per essere autonoma. Anche il giornalismo ambientale ha un suo costo, e noi ci investiamo molto (Ferdinando Cotugno è stato due settimane in Egitto a seguire Cop27).

Tra le fonti di ricavo di ogni gruppo media ci sono le vendite (di copie e di abbonamenti) ai lettori e la pubblicità, sotto forma di inserzioni o sponsorizzazioni.

Credo che il modo corretto di valutare un giornale sia dal suo prodotto, cioè dal tipo di informazione che produce: grazie anche al mandato del nostro editore, Domani ha sempre potuto scegliere in modo autonomo quali posizioni tenere e quali campagne lanciare. Questo ha comportato la perdita di vari inserzionisti, senza dubbio.

Chi è rimasto, evidentemente, ha interesse a interagire con un giornale che ha certe posizioni e con il suo mondo di riferimento. E ne rispetta l’autonomia, visto che noi non facciamo concessioni o promettiamo indulgenza agli inserzionisti.

L’evento in corso a Torino, Speranze climatiche, è uno dei pochissimi che ha riunito nello stesso contesto gli attivisti, i politici, gli intellettuali, le imprese. E la presenza delle imprese, a mio avviso, è uno dei punti di forza e non di debolezza dell’iniziativa. Perché troppo spesso il dibattito sulla crisi climatica avviene a compartimenti stagni, con predicatori che predicano ai convertiti.

Una transizione ecologica efficace, lo sapete perfettamente anche voi, si può realizzare soltanto coinvolgendo tutti gli attori, anche e soprattutto quelli che sono responsabili delle emissioni o che hanno il potere di influenzare le dinamiche dell’economia in modo da spingerla in una direzione più sostenibile (e magari traendo profitti da questa svolta sostenibile).

Conoscere il punto di vista delle imprese è sicuramente utile per impostare un dibattito più maturo ed efficace, anche soltanto per capire quali sono le loro prospettive, i loro incentivi, le loro parole d’ordine. Parlarsi addosso rallenta la transizione ecologica quanto negare la gravità del problema.

Voi dei Fridays siete una delle forze cruciali della spinta della società verso una direzione diversa da quella seguita negli ultimi decenni, ma non l’unica spinta. E il nostro dovere, come giornalisti, è raccontarle tutte.

Con amicizia e stima,

Stefano Feltri

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