Quali conseguenze economiche avranno le elezioni americane? Dopo i primi risultati la risposta non sta tanto nella differenza fra i due candidati quanto nell’incertezza che sta impregnando lo scenario. La quale è nemica della crescita e della stabilità economiche e rischia di non finire quando sapremo il nuovo presidente. Chiunque sarà, avrà vinto in modo divisivo e controverso.

Donald Trump, dalla Casa Bianca come fosse la sede del suo partito, si è proclamato anzitempo vincitore e ha minacciato ricorsi giudiziari se non risulterà tale. Questo atteggiamento, se mantenuto, combinandosi alle tensioni da Covid, causerebbe incertezza dell’ordine pubblico, per il quale si temeva alla vigilia.

L’incertezza riguarderà soprattutto le politiche economiche statunitensi. Una vittoria di Joe Biden con scarso margine e senza la maggioranza in Senato non consentirà novità coraggiose. E se a vincere sarà Trump la divisione del Paese rallenterà anche lui che comunque è arrivato alle elezioni quasi senza un programma e del quale, secondo alcuni analisti, non è certa la scelta fra cavalcare la vittoria accentuando il suo stile aggressivo o tentare di entrare nei libri di storia come un improvvisato e rinsavito pacificatore.

Governare un Paese che non ha attenuato con un vincitore netto la profondità delle sue divisioni socio-politiche e che è in piena pandemia sarà comunque difficile. D’altra parte, proprio dal Covid possiamo derivare una quasi certezza: chiunque governerà prenderà qualche più netto provvedimento di politica di bilancio a sostegno delle ferite pandemiche.

Probabilmente misure diverse: Biden più investimenti infrastrutturali finanziati anche con imposte sui redditi elevati, Trump più sostegni a famiglie e imprese in difficoltà, anche piccole, finanziati con nuovo debito.

Incertezza globale

L’incertezza non impatterà solo sull’economia americana. Tutto il mondo, la sua crescita reale e la stabilità della finanza, risentirà per qualche tempo della difficoltà di prevedere se ci sarà una svolta delle politiche commerciali degli Usa, dell’atteggiamento verso le istituzioni multilaterali, della politica estera, del trattamento fiscale e regolamentare delle imprese transnazionali, della posizione della Casa Bianca sull’indipendenza della Federal Reserve, la banca centrale americana.

L’esito non netto delle elezioni Usa aumenta anche le responsabilità dell’Europa nel funzionamento del mondo. Senza un’accelerazione della sua unità, un nuovo quadro multilaterale sostenibile sarebbe stato difficile da ottenere anche con una vittoria piena dei democratici negli Stati Uniti. Senza la quale è forse solo l’Europa che può tentare passi di miglioramento nello scenario geopolitico mondiale, conflittuale e incertissimo.

Su certi temi, dall’assistenza al sottosviluppo ai rapporti con Cina e Russia, dall’evoluzione dei trattati commerciali bilaterali e multilaterali alle politiche per il clima e l’ambiente, posizioni chiare dell’Europa, supportate da creatività e flessibilità diplomatica, potrebbero influire sugli atteggiamenti dell’uno o dell’altro presidente americano.

A tifare per un’Europa divisa sarebbe, è stato finora solo Trump, ma non è certo Biden che può supplire a carenze di unità e iniziativa europee.

Il tasso di crescita

C’è un’altra fonte di incertezza economica che lo scenario Usa ci ricorda. Appena prima della pandemia gli Usa avevano un tasso di crescita due volte e mezza quello di Francia più Germania.

La media dei tassi annuali di crescita nel secondo quadriennio di Barack Obama e nei primi tre anni di Trump è superiore al 2,5 per cento contro 1,8 dell’eurozona. La macroeconomia degli Stati Uniti è da tempo lanciata, drogata da stimoli fiscali e monetari ma non molto più di quelle europee. Potrebbe, dopo aver inciampato nel Covid e nell’incertezza post-elettorale, vedersi costretta a un rallentamento strutturale.

Il vero problema è però lo scostamento fra la salute della macroeconomia e i tanti malesseri micro che derivano dal peggioramento della distribuzione del reddito e della ricchezza, cui Trump ha molto contribuito, e dalle fratture territoriali e razziali nonché da quella, comune a tutto il mondo, fra vincenti e perdenti in un quadro di trasformazione del modello di crescita e sviluppo globale.

Questa divergenza fra la salute macro e il malessere socio-economico micro può durare a lungo ma non per sempre. Non è solo un problema dello scenario americano, ma anche la complessità di queste elezioni ci dice che in Usa questa contraddizione potrebbe essere fonte di un’altra speciale incertezza, di un’insostenibilità della salute macroeconomica.

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