Il problema non è solo Matteo Renzi, il problema è un paese che tollera il fatto che un senatore della Repubblica prenda soldi da un governo straniero e nel giorno delle consultazioni al Quirinale spenda la sua reputazione, quella di Firenze e dell’Italia per legittimare il principe saudita Mohammed Bin Salman accusato dall’Onu di essere, tra l’altro, coinvolto nell’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi.

Renzi non ha partecipato a una conferenza ma, come ha scritto fin da subito il nostro Emiliano Fittipaldi, lavora per una società di organizzazione eventi pagata dal regime saudita per attirare a Ryad investitori e personaggi noti che diano una patina di rispettabilità a uno dei regimi più oscurantisti del pianeta.

Più Renzi è centrale nella politica italiana, più salgono le sue quotazioni in questo mercato degli influencer della politica a cui – per pudore, senso delle istituzioni e a volte per rispettare la legge – i suoi omologhi internazionali cedono soltanto dopo la fine del loro incarico.

Quello che ha fatto Renzi, insomma, è chiaro e lui lo rivendica con la sicumera di sempre: si dice pronto anche a parlarne coi giornalisti, ma solo quando decide lui, magari tra una settimana, perché ora ci sono le consultazioni, che lui gestisce tra una consulenza e l’altra.

Tranquillo, senatore, non sembra che i giornalisti italiani abbiano voglia di chiedere conto di comportamenti che in altri paesi avrebbero portato alle dimissioni immediate (condizionale d’obbligo: nessuno ha mai osato tanto).

I grandi giornali che intervistano Renzi una volta a settimana hanno prima ignorato la notizia rivelata da Domani, poi l’hanno raccontata nel modo più indolore per il leader di Italia viva che sarebbe “sotto attacco” (da chi? Da noi?) o al centro di una “polemica social”, come se la notizia fosse qualche tweet e non che Renzi fa il senatore part time mentre lavora per Bin Salman.

Nessuno, al termine del suo comizio al Quirinale, gli ha chiesto conto delle consulenze saudite e neppure perché fosse lì, visto che le persone normali devono fare la quarantena quando tornano dall’estero .

Renzi può permettersi di manovrare una crisi di governo mentre lavora con un dittatore perché ha capito la natura profondamente corrotta di questo paese.

Un quarto di secolo di berlusconismo non ci ha vaccinato, ma ha reso cronica l’infezione: anche molte persone in buona fede non capiscono più perché ci si dovrebbe scandalizzare per un senatore al soldo di una petromonarchia o, per stare a un precedente recente, per una banca che assume un deputato in carica (Unicredit con Pier Carlo Padoan).

Una volta il favore dei politici veniva comprato nell’ombra, con borse piene di soldi e bonifici estero su estero. Oggi è possibile fare regolari contratti di lavoro.

Il fatto che siano legali non assolve nessuno, anzi. Rivela semplicemente la corruzione morale che ha compromesso la nostra democrazia.   

© Riproduzione riservata