- Uno spettro si aggira per l'Italia: lo spettro dell’interesse nazionale. Progressisti, liberali e popolari si sono a lungo tenuti alla larga da questo concetto. Nel Dopoguerra a prevalere fu la riluttanza a occuparsi di un tema scomodo, perché affondava le sue radici nel Ventennio fascista.
- A un anno dalle elezioni europee le forze europeiste, di qualsiasi colore, dovrebbero abbandonare la propria reticenza ed entrare con coraggio sul campo da gioco dell’interesse nazionale.
- La contrapposizione tra interesse nazionale e (presunta) subalternità rivela un preoccupante capovolgimento delle priorità: è più importante fare la voce grossa o portare a casa un risultato che migliora le condizioni dei cittadini?
Uno spettro si aggira per l'Italia: lo spettro dell’interesse nazionale. Progressisti, liberali e popolari si sono a lungo tenuti alla larga da questo concetto. Nel Dopoguerra a prevalere fu la riluttanza a occuparsi di un tema scomodo, perché affondava le sue radici nel Ventennio fascista. Col passare del tempo la riluttanza è diventata inerzia, impedendo lo sviluppo di un dibattito per definire il nostro interesse nazionale. Solo di recente qualcosa è cambiato - ne è un esempio il “Documen



