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Lo scandalo di Internet non è l’accesso ai minori ma il monopolio di pochi

  • “Regolare Internet” è una questione molto seria, ma di certo non aiuta che l’attenzione degli elettori e, conseguentemente, dei politici che dovrebbero decidere, si distragga su questioni notiziabili, ma campate in aria come l’Internet vietata ai “minori di ...” (al modo dei film scollacciati d’una volta) o la ricaduta delle AI conversative sui posti di lavoro “intellettuali”.
  • Ai tanti “attenti al “contenuto” la concentrazione di potere in poche mani gigantesche pare non un problema, ma un vantaggio, perché offre l’interlocuzione con gli algoritmi dei miliardari della Silicon Valley, che in maglietta ed infradito, si sperano meno coriacei di quelli dei tempi andati in ghette e tuba.
  • L’alternativa sta in un’Internet strutturalmente libera, popolata da molti sistemi di ricerca-conversazione-social, quindi pulviscolare e multicentrica. Basata sulla “centralità dell’utente” e sul riequilibrio dei rapporti di potere fra Usa ed Europa. 

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