- La moltiplicazione delle utilità marginali che servono a comporre le coalizioni segnala che per le formazioni più piccole si prospetta in questi giorni un luminoso avvenire.
- La trattativa sembra aver largamente superato la soglia di una certa spudoratezza. E al tempo stesso, però, proprio quella spudoratezza sembra la condizione per garantire che si formino coalizioni più larghe e sopravvivano esperienze politiche più deboli.
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Ma dietro le trattative si intravede forse anche qualcosa di più. E cioè l’idea che ogni partito e partitino, ogni frammento di coalizione, siano come pedine poste su di una scacchiera. E che gli elettori siano come l’intendenza in attesa che i generali di Napoleone impartiscano loro le proprie astute disposizioni logistiche.
Ghino di Tacco sarebbe compiaciuto, ma i suoi nipoti sono andati, temo, un po’ troppo oltre. La moltiplicazione delle utilità marginali che servono a comporre le coalizioni segnala infatti che per le formazioni più piccole si prospetta in questi giorni un luminoso avvenire. Si sono visti da una parte (fin troppo) i conteggi numerici dell’intesa politica tra Enrico Letta e Carlo Calenda, poi i conteggi meno trionfali riservati a Luigi Di Maio e compagni, poi ancora i conteggi politicamente fat



