- Ci sono pochi dubbi che, ancora per quest’anno e sino a fine pandemia, deficit e debito saranno perlopiù “buoni”, nel senso di necessari a strappare le persone dalla caduta in povertà.
- Il problema è cosa accadrà dopo, in un paese che durante la pandemia pare aver rafforzato la precedente visione di sussidi come nuova normale e debito come convenzione sociale e come tale non realmente vincolante.
- Serviranno crescita e un welfare di riattivazione al lavoro, e che non fornisca incentivi all’inattività e al sommerso, nell’Italia piagata da una condizione demografica catastrofica che spinge verso l’insostenibilità del debito.
Mario Draghi ha ribadito che, oggi, deficit e debito non sono un problema, vista l’emergenza pandemica e la volontà di Ue e Bce a sostenere l’economia. Oggi il debito è ancora in prevalenza classificabile come “buono”, per usare la ormai celebre tassonomia dello stesso Draghi, perché finalizzato al sostegno di sussistenza di persone a cui la pandemia ha tolto pressoché tutto, senza colpe. In prospettiva, con l’avvio degli investimenti del Recovery Plan, conterà solo la crescita, nella misura



