A una settimana dal naufragio, mentre ancora si recuperano corpi di bambini, c’è almeno una certezza: nel mare davanti a Steccato di Cutro è affondata anche la retorica anti immigrati della destra e in particolare della Lega.

Giorgia Meloni, con una mancanza di empatia e di fiuto politico sorprendente, rimane in un imbarazzante silenzio. La sua nota di cordoglio rimarrà nella storia come uno dei punti più bassi della comunicazione politica italiana: un fugace passaggio sulle vittime, il resto solo polemica contro chi «specula su queste morti, dopo aver esaltato l’illusione di una immigrazione senza regole».

Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, referente della Guardia costiera rimasta immobile, e il suo ex capo di gabinetto ora al Viminale Matteo Piantedosi – quello secondo cui sono genitori irresponsabili a far morire in mare i figli – sono di fronte all’applicazione dei loro slogan e princìpi.

Peggiore è l’esperienza della migrazione, hanno sempre sostenuto, minori saranno le partenze: chi agevola l’arrivo, è complice dei trafficanti, questo vale anche e soprattutto per i soccorritori in mare.

La cosa incredibile delle ricostruzioni della notte di domenica 26 febbraio è che per Frontex, Guardia di finanza e Guardia costiera non ci sia ragione di intervenire se c’è una barca di legno con quasi duecento persone in un mare con onde altri due metri e mezzo.

Finché non c’è il disastro è troppo presto per agire, a disastro avvenuto è troppo tardi.

In questi giorni si vedono leghisti in tv balbettare parole sconnesse: chi ha diritto di asilo non deve partire, basta che si faccia identificare come tale nei paesi di partenza e lo portiamo noi, dicono gli stessi che tenevano in mare dei poveracci per settimane così da evitare di scoprire se fossero titolari di diritto d’asilo in Italia, mentre cercavano di spedirli in altri paesi. Ora i leghisti parlano di favorire ingressi regolari, dopo che da vent’anni la legge Bossi-Fini genera clandestinità da sanare ex-post con complesse procedure che fingono un ingresso iniziale che è solo la regolarizzazione di rapporti di lavoro informali già esistenti. Tra poco anche questa tragedia, come le precedenti, sarà dimenticata perché noi tutti – giornalisti, italiani, opinione pubblica – non riusciamo a convivere con il senso di complicità nella strage del Mediterraneo.

Per questo bisogna che qualcosa succeda ora, in questa finestra di temporanea indignazione.

Bisogna chiedere a Meloni di cacciare Salvini e Piantedosi, o di andarsene con loro, se considera la strage l’applicazione del “blocco navale” promesso in campagna elettorale.

E poi torniamo a operazioni come Mare Nostrum del 2013: salviamo le persone, tutte. A qualunque costo, politico e finanziario.

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