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Così la Milano del successo ha reso la politica residuale

A partire dal 1993 nessuno dei sindaci della città, e neppure dei loro sfidanti competitor, ha potuto “vantare” una precedente esperienza politica di un qualche rilievo. La città che traina lo sviluppo dell’Italia, almeno questa sembrava essere la tesi, deve essere fatta funzionare al suo più alto livello da chi ha le competenze tecniche, forse tecnocratiche, sostanzialmente non acquisibili dai politici e non a loro disposizione

Quando, negli anni Ottanta, addirittura prima di Tangentopoli, qualcuno, specialmente se milanese, si riferiva a “Milano da bere” lo faceva con sottile compiacimento, persino orgoglio. Era un modo distintivo di indicare una città dinamica, vivace, attraente. Nei non milanesi, quella Milano da bere era raramente qualcosa da criticare. Piuttosto, prevaleva la curiosità per fenomeni che nelle altre città non si producevano, ritenuti improbabili, da invidiare. Tangentopoli, letta nella sua interezza

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