Il senatore della Lega Simone Pillon, noto per la sua radicale avversione al ddl Zan, riferendosi al caso Morisi, ha dichiarato che «la giustizia divina ha fatto il suo corso», aggiungendo che “questo Morisi” non gli è mai piaciuto. Le ragioni di queste “incomprensioni” sono legate, puntualizza Pillon, alla “corrente Mykonos” dei gay della Lega. Tra Camera e Senato, aggiunge, «non bastano due mani per contarli».

L’ideatore della Bestia salviniana, che ha studiato filosofia a Verona, laureandosi con una tesi sull’evoluzione digitale della dimensione simbolica, si definisce come un digital philosopher. La capacità di applicare alla politica i metodi del marketing non è certamente una trovata di Morisi.

Sappiamo da tempo, come hanno scritto Ralf Dahrendorf, Colin Crouch e tanti altri, che nel panorama sociale dei nostri giorni un progetto politico si afferma in virtù della sua pregnanza mediatica più che dell’efficacia di un programma di governo. La Bestia si è rivelata, nel corso del tempo, una vera corazzata, riuscendo a coniugare, in maniera perversa, la televisione e le più diverse espressioni dei social media.

L’impulso combattivo

Durante il Novecento, l’avvento della società di massa e l’affermarsi dei totalitarismi hanno inaugurato forme di partecipazione politica in cui l’immediatezza è prevalsa su ogni altra modalità di comunicazione. Serghej Ciacotin, che conosceva bene le tecniche di persuasione, sotto l’aspetto neurologico per aver lavorato con Pavlov, e sotto l’aspetto politico per aver attraversato il totalitarismo nella forma sovietica prima e nazista poi, ci fornisce gli strumenti più adeguati per comprendere alcuni meccanismi fondamentali della propaganda politica.

I messaggi della propaganda nazista, scrive Ciacotin, dovevano necessariamente essere elementari, avere un carattere emotivo e stimolare reazioni immediate, come avviene quando si hanno reazioni di paura. Cita, in proposito, un passo in cui Hitler dichiara che «per conquistare le masse occorre, in eguali proporzioni, contare sulla loro debolezza e sulla loro bestialità».

Il livello intellettuale del messaggio si dovrà inoltre tanto più abbassare «quanto più grande è la massa degli uomini che si vuol raggiungere». La propaganda sarà efficace se riuscirà a far prevalere l’impulso combattivo su ogni altra motivazione. Da menscevico, Ciacotin, sapeva bene che la sua parte politica aveva dovuto soccombere all’impulso combattivo e al terrore instaurato dai bolscevichi. Se il paesaggio politico è oggi radicalmente mutato, le tecniche di persuasione riproducono, in modo soft, modelli già sperimentati efficacemente in diversi contesti. L’opinione pubblica, in una società democratica, come dimostrò Walter Lippmann, necessita di stereotipi che consentano ai cittadini di orientarsi in una realtà di cui non possono avere esperienza diretta. Nella formazione di tali stereotipi, i confini fra informazione, propaganda, manipolazione sono labili e sappiamo bene quanto, in momenti di lotta politica aspra, il linguaggio possa divenire violento.

La feroce demonizzazione del nemico, la volontà di diffondere in modo capillare messaggi in grado di stimolare istinti primari, attraverso Facebook, Twitter, Whastapp, al di là di ogni mediazione concettuale, ha esteso una tendenza che i totalitarismi affidavano alle grandi adunate, alla nazionalizzazione delle masse e alla radio.

A questi proclami non seguiva, spesso, un comportamento conseguente da parte di coloro che se ne facevano fanaticamente promotori. Ernst Röhm, capo delle Sa, che nel putsch di Monaco del 1923 era accanto a Hitler e a Ludendorff, era un omosessuale all’interno di un movimento che condannava radicalmente l’omosessualità e che lo eliminò poi durante la notte dei lunghi coltelli nel 1934. Hermann Göring, nella collezione che custodiva nel suo castello aveva opere di artisti “degenerati” come Gauguin o Van Gogh, che la moglie gradiva molto.

John McCarthy, che in piena guerra fredda utilizzò a suo vantaggio le paure degli americani nei confronti del comunismo per lanciare una crociata isterica contro nemici inventati, comunisti immaginari, e anche omosessuali, era egli stesso un omosessuale e un alcolizzato. È accaduto così che quando la politica, in forme diverse, ha assunto sembianze belluine, la Bestia ha talora rivolto la sua ferocia contro sé stessa.

I nemici acerrimi della Bestia, gli omosessuali, la droga, gli immigrati, possono allora spuntare le armi di questa spietata macchina da guerra. Dinnanzi a questa vicenda, e alle invocazioni alla potenza divina, provenienti da destra o da sinistra, può allora venirci in aiuto solo la saggezza di un proverbio ebraico che dice: «Quando l’uomo pensa, Dio ride».

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