I principali nemici di Trump? Incompetenza e negligenza

Nelle ultime settimane si sono palesate diverse difficoltà politiche per Donald Trump. Le prime, davvero significative, di questo suo secondo mandato. La pesante sconfitta elettorale di due settimane fa: a New York, sì, ma ancor più in New Jersey, Virginia e in tante elezioni minori, dalla Pennsylvania alla Georgia. La frattura venutasi a determinare nel mondo Maga sulla pubblicazione dei documenti di Jeffrey Epstein e la sconfitta politica del presidente, costretto ad accettare il voto di Camera e Senato che ne chiede la desecretazione. Le fibrillazioni dentro l’amministrazione (e tra i repubblicani al Congresso) sul piano di pace per l’Ucraina, col segretario di Stato, Marco Rubio, che ora cerca di emendarlo e ricucire con Kiev e con gli alleati europei. Infine, la sconcertante vicenda della tentata incriminazione dell’ex direttore dell’Fbi, James Comey, e della procuratrice generale dello Stato di New York, Letitia James, naufragata immediatamente dopo la decisione del giudice competente di archiviare il procedimento giudicando non valida la nomina da parte di Trump della procuratrice, Lindsey Halligan, che aveva richiesto l’incriminazione. Ucraina sul filo del rasoio. Trump: «Accordo vicino», Mosca verso il no al piano Un caso, quest’ultimo, rivelatore dello straordinario e ineffabile dilettantismo di questa amministrazione. Ex modella 35enne, Halligan non aveva alcuna competenza pregressa per il ruolo, assai delicato, a cui è stata nominata. Avvocato specializzato nell’ambito assicurativo, con una breve esperienza nel team legale che difese Trump in occasione dell’inchiesta sui documenti classificati impropriamente conservati nella sua residenza a Mar-a-Lago, a gennaio Halligan era stata nominata assistente speciale del presidente. Il settembre scorso, Trump costrinse alle dimissioni il procuratore del Distretto Orientale della Virginia che riteneva troppo deboli i capi d’imputazione di Comey e James, lo sostituì con Halligan – a quanto pare contro il parere della sua stessa Ministra della Giustizia, Pam Bondi - e ottenne, dopo appena tre giorni, l’incriminazione richiesta (firmata solo da Halligan e non dagli altri membri della procura, alcuni dei quali poi licenziati dalla neo-procuratrice). Incriminazione, questa, da subito indebolita a causa di diversi errori compiuti da Halligan, su tutti la presentazione al grand jury di un atto di accusa incompleto e diverso da quello finale. E incriminazione ora archiviata in quanto firmata da una Procuratrice nominata senza passare attraverso il necessario iter di conferma al Senato. Quello di Halligan, ha scritto il giurista Benjamin Wittes, è un caso paradigmatico di quella «combinazione di incompetenza e negligenza che contraddistingue l’agire dei procuratori scelti da Trump per perseguire i suoi avversari politici». Il piano di Trump sull’Ucraina è la conferma di un mondo post europeo Incompetenza e negligenza che si trasformano spesso in un boomerang, come nel caso di Comey e James. O come nelle decine e decine di ordini esecutivi – abborracciati, mal scritti e talora patentemente incostituzionali – che in questi mesi sono stati impugnati dalle Corti. E negligenza/incompetenza che rappresenta, a modo suo, uno dei principali ostacoli all’effettivo dispiegamento dell’aggressivo disegno autoritario promosso dal presidente e dalla sua amministrazione. Un ostacolo considerevole, come stiamo vedendo. Ma che non deve indurre a credere che possa bastare o che il pericolo di questa deriva autoritaria sia oggi scongiurato. Comey è stato esplicito, e assai realista, nel commentare l’archiviazione. A dispetto di questa e, anche, della proscrizione dei reati che gli vengono imputati – di avere dichiarato il falso al Congresso e ostruito un procedimento congressuale – l’ex direttore dell’Fbi ha affermato di aspettarsi a breve altre azioni legali contro di lui da parte di Trump. Il quale, negli ultimi giorni, ha preso di mira un gruppo di membri del Congresso, veterani delle forze armate e degli apparati di sicurezza, che avevano ricordato a chi presta servizio militare oggi come sia possibile, e invero doveroso, rifiutare di rispettare ordini illegali. Una forma di «sedizione al più alto livello», ha accusato il presidente, passibile di arresto e, addirittura, della condanna a morte. Tanto che il suo segretario della Difesa, Pete Hegseth – un altro degli amateurs oggi al governo - ha immediatamente aperto un’indagine contro uno dei sei, il senatore dell’Arizona, ed ex aeronauta e capitano della Marina, Mark Kelly. Difficilmente questa indagine porterà a una qualche sanzione. Come tante iniziative, essa serve però a intimidire, spaventare e silenziare. E si accompagna a una nuova intensificazione dei raid contro gli immigrati, che in questa occasione hanno preso di mira altri bastioni democratici in North Carolina, come la città più grande dello Stato, Charlotte, e il famoso “triangolo della ricerca” attorno alle università di Duke, North Carolina e North Carolina State. Colpendo, con arresti ed espulsioni spesso arbitrari, uomini e donne decisamente più vulnerabili e indifesi di un Comey o di una James. Le gaffe su Epstein, inflazione e follie. I repubblicani pensano al dopo Trump