Magari i no-vax perquisiti ieri a Milano, Bergamo, Roma, Venezia, Padova e Reggio Emilia erano davvero pericolosi. Qualche svalvolato pronto a passare alla violenza in Italia c’è sempre. Ma la piega che sta prendendo il dibattito in tema vaccinale è più preoccupante del pericolo di manifestazioni fisiche.

A leggere i gruppi Telegram oggetto dell’attenzione delle forze dell’ordine, da Basta dittatura a I guerrieri della libertà, si trova il solito delirio di teorie complottistiche, del nuovo ordine mondiale che si afferma attraverso le iniezioni di vaccino, progetti di dominio occulto o palese, non mancano neppure le scie chimiche, dal fascino ormai un po’ vintage.

Non sembra però di assistere all’incubazione di attacchi terroristici e l’unica volta che i leoni da tastiera hanno provato a passare dal digitale al reale, con il blocco dei treni e stazioni promesso a inizio settembre, la trincea della lotta contro i dittatori sanitari è rimasta vuota (giornalisti a parte).

Va anche detto che, dopo due anni di pandemia, i no-vax rimasti, in tutte le sfumature possibili di scetticismo, non sembrano convincibili con la razionalità: vuoi per scarsa padronanza della statistica, perché magari sono persone che si curano di solito con l’omeopatia e i fiori di Bach o perché hanno semplicemente paura dell’ago, sono destinati a rimanere senza copertura vaccinale. E questo non possiamo permettercelo: come ci ricorda ogni settimana il rapporto della fondazione Gimbe, quasi il 10 per cento degli italiani non è al momento vaccinabile (i minori di 12 anni), alcuni vaccinati e soltanto il 65.9 per cento ha completato il ciclo vaccinale, che dovrà quasi certamente essere integrato da una terza dose. Morale: i no-vax non possiamo permetterceli, che si usi l’obbligo vaccinale o il green pass generalizzato vanno spinti a vaccinarsi, anche pagare le tasse è sgradevole ma è il prezzo da pagare per fare parte di una comunità.

Trasformare un problema di capitale sociale e rottura del patto di cittadinanza in una questione di sicurezza e ordine pubblico, con gli inevitabili intellettuali pronti a firmare appelli e sostenere battaglie di minoranza per un misto di protagonismo e ignoranza, è però il modo migliore per far incancrenire il problema e allontanarne la soluzione.

Per essere chiari: una legge che renda obbligatorio il vaccino è pienamente costituzionale e legittima, così come una applicazione generalizzata del green pass che non penalizzi ingiustamente alcune categorie esentandone altre. Ma perquisire tutti i no-vax che scrivono idiozie su Telegram o manganellare quelli che, nelle piazze rare e semivuote, sbraitano contro i complotti planetari di dominazione è un pessimo approccio a un problema che è ancora contenuto e risolvibile con la calma fermezza del diritto alla quale le democrazie sono talvolta chiamate a fare ricorso.

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