- S’affaccia nel campo liberal americano, che un tempo le adorava, il disincanto e la critica radicale verso le imprese social.
- I critici prendono per il bavero i “tech mogul” sul piano personale, come eroi negativi svogliati nel rimuovere il peggio dalla Rete.
- Ma la qualità del mondo social, come di gran parte del mondo degli affari, è decisa da regole impersonali che non facciano alcun conto sulla virtù individuali di chi l’applica. E due sono le regole sulle quali intervenire: la prima va cambiata per introdurre, circoscrivendola, la responsabilità editoriale dei social; la seconda, per imporre erga omnes l’accertamento d’identità d’ogni account che si manifesti apertamente o con pseudonimo.
Inizialmente social e smartphone si sono fusi nella connessione audiovisiva permanente, funzionale ai bisogni di individui e famiglie, professionisti e imprese, sceriffi e criminali, adottata dai colti e dagli ingenui con l’entusiasmo dei novizi. Acquietato lo stupore, oggi siamo alla normalizzazione: lo smartphone è una protesi del corpo, i bilanci delle piattaforme eruttano bilioni come fosse naturale. Proprio ora monta nel campo liberal americano, che un tempo le adorava, il disincanto e la



