cattivo maestro algoritmo

Oggi ci lamentiamo dei social come trent’anni fa della televisione

  • È scontato che i social – per modello di business e intrinseca struttura– frammentano la società in cerchie di comunicazione sorde l’una all’altra. Qualche grido d’allarme pare tuttavia fuori di misura e di bersaglio.
  • Ultimo dagli Usa, l’economista Doran Acemoglu, come ieri Popper e Sartori sulla televisione.
  • Il guaio autentico è che le costernazioni, allora come oggi, intasano il dibattito, non aiutano la maturazione di interventi strutturali e anzi forniscono spunti a chi vuol tenere tutto tale e quale.

È scontato che, per modello di business e intrinseca struttura, i social: frammentano il “popolo” in cerchie di affini con affini sorde l’una all’altra; ingigantiscono il diluvio di fake news e l’estraneità del singolo all’argomentare politico-statuale; spezzano il rapporto fra il popolo e le élite di governo, finanziarie e culturali. Ma ciononostante, qualche grido d’allarme pare fuori di misura e di bersaglio e dunque vano. Un esempio fra i più recenti è quello di Daron Acemoglu (economista

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